sabato 23 maggio 2009

Sul clima chi ha ragione?

Dopo aver letto quanto scrivono Zichichi e i suoi colleghi, ho qualche dubbio su tutto quello che ci propinano i soliti noti pOLITICANTI i cui provvedimenti vanno in favore delle solite multinazionali.

Il G8 sul clima vi svelo chi sta barando sui gas serra

di Antonio Zichichi

L’Italia presiede a Siracusa il G8 sul clima e torna al centro dell’attenzione nel mondo la responsabilità dei Governi su scelte che incidono pesantemente nell’economia mondiale.

Ricordiamo che finora nessuno è riuscito a stabilire con rigore scientifico il legame tra attività umane e aumento della temperatura media dell’atmosfera (Global Warming). Le uniche certezze sono le misure sulla concentrazione crescente della percentuale di anidride carbonica (CO2) e di altri gas a effetto serra (com’è il metano) nell’atmosfera. Il problema da risolvere sono le origini di questo incremento. Infatti nel bilancio globale ci sono «sorgenti» e «pozzi» naturali per questi gas-serra.

L’atmosfera è come un grande mantice che assorbe ed espelle anidride carbonica. Questo meccanismo è azionato da tre pompe: l’oceano globale (superficie liquida della Terra che è due volte più vasta di quella solida), la Terra solida (piante e suolo) e l’uomo. Le tre pompe hanno otenze diverse. Le prime due sono molto più potenti di tutte le attività umane. Si calcola che l’oceano globale immette nell’atmosfera circa il 48% di CO2; il respiro del suolo ne immette il 4%; quello delle piante ancora il 24%. Le attività umane, inclusa la deforestazione, contribuisce al ivello del 4%. Passiamo all’assorbimento. L’oceano globale assorbe poco più del 50%. La otosintesi ne assorbe poco meno del 50%. Nel bilancio tra immissione e assorbimento di CO2 imane un «surplus» che corrisponde a circa tre miliardi di tonnellate di CO2. Attenzione: questo urplus è nel bilancio globale. È quindi importante conoscere bene le «sorgenti» e i «pozzi» naturali di CO2 e gas-serra. Ed ecco una novità su cui imperversa il silenzio dei media. Nessuno finora aveva pensato che potessero partecipare al bilancio dei gas-serra anche le calotte polari. Trovare che sotto le calotte polari i batteri possano essere attivi a 40 gradi sotto zero è una assoluta novità.
Due scienziati americani, Vladimir Romanosky dell’Università di Alaska e Nicolai Panikov dell’Istituto Tecnologico del New Jersey hanno scoperto che sotto le calotte è come se i batteri si mettessero a dormire, continuando però a produrre anidride carbonica e metano. Questa coperta apre un fronte nuovo nella ricerca delle sorgenti naturali di gas-serra. Le zone permanentemente ghiacciate della superficie terrestre (un quinto del totale) erano considerate come efficientissimi pozzi per i gas a effetto serra. Se le scoperte di Panikov e Romanosky venissero confermate, questi pozzi diventerebbero potenti sorgenti, riducendo a livelli minimi l’effetto delle attività umane. C’è un’altra novità su cui i media tacciono. Come tutti sanno quest’ultimo inverno ha visto un forte abbassamento della temperatura ed enormi precipitazioni d’acqua e neve in diverse zone del mondo inclusa l’Europa il cui clima dipende fortemente dall’estensione settentrionale del cosiddetto Gulf-Stream che arriva fino alle fredde acque della Groenlandia.
In un articolo su Nature GeoScience un gruppo di specialisti americani e francesi dimostra che dell’ultimo inverno le correnti marine - dopo avere circolato sulla superficie atlantica scaldandosi - ritornano a inabissarsi nelle acque fredde della Groenlandia.
Questo fenomeno determina l’equilibrio climatico in quanto contribuisce alla ridistribuzione del calore tra le regioni polari ed equatoriali. Si è rimesso in moto un meccanismo di inabissamento delle acque superficiali e calde dell’Atlantico che era scomparso da molti anni senza che se ne capissero i motivi. La scomparsa dell’inabissarsi delle correnti oceaniche potrebbe spiegare il Global Warming mentre il loro ritorno a inabissarsi spiega il freddo dell’ultimo inverno.
Ecco un altro esempio di fenomeni che mettono in crisi le origini del Global Warming. La Scienza del clima è un campo di ricerche con un enorme numero di problemi ancora da capire. Portare nel cuore della Scienza queste tematiche, togliendole dalle mani di coloro che ne hanno fatto strumento indispensabile per soddisfare ambizioni che nulla hanno a che fare con la verità scientifica, sarebbe la prova di una nuova grande alleanza tra Politica e Scienza. Che ce ne sia bisogno lo testimoniano le tematiche in gioco, le cui conseguenze si valutano in miliardi di dollari e coinvolgono la responsabilità di tutti i Governi del mondo. Quando il presidente Berlusconi invitò la Comunità Europea a una seria riflessione sulle origini del Global Warming forse conosceva
già queste novità scientifiche, che hanno nei Seminari di Erice sulle Emergenze Planetarie un punto di riferimento cui fa capo la comunità scientifica internazionale impegnata su queste tematiche.
• da Il Giornale del 23 aprile 2009, pag. 1

martedì 31 marzo 2009
Scienziati e Nobel smentiscono Obama sull'effetto serra

Mr President, sul clima ha torto». In coincidenza con l’odierno inizio del viaggio europeo di Barack Obama 114 scienziati e premi Nobel di 13 nazioni firmano un manifesto per contestare, documenti alla mano, la posizione dell’Amministrazione sui cambiamenti climatici, che è alla
base delle nuove politiche energetiche.«Noi sottoscritti scienziati confermiamo che l’allarme sui cambiamenti climatici è grossolanamente esagerato» si legge nel testo redatto dal Cato Institute di Washington, pubblicato a pagamento su un’intera pagina del New York Times sotto il titolo «Con tutto il rispetto, Mr President, non è vero». Non è vero quanto ha detto Obama dopo l’elezione sul fatto che «poche sfide sono più urgenti della lotta ai cambiamenti climatici e la scienza non ha dubbi in proposito». Il centro studi Cato, di area libertaria, aveva già sfidato Obama il mese scorso pubblicando un manifesto di economisti ostili alle politiche keynesiane dell’amministrazione e ora apre un secondo fronte sul clima schierando il premio Nobel Ivar Giaever assieme a scienziati, accademici, esperti e ricercatori sui temi del clima provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Germania, Pakistan, Sud Africa, Paraguay, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna e anche Italia. Il nostro Paese infatti è rappresentato da Antonio Zichichi, presidente della Federazione mondiale degli scienziati, da Umberto Crescenti, ex presidente della Società geologica italiana e da Carlo-Forese Wezel, dell’Università di Urbino.
L’affondo che la pattuglia di scienziati del clima lancia contro Obama punta a smantellare l’approccio sull’ambiente del quale il presidente si fa portatore in Europa al fine di promuovere nuove politiche energetiche e di accelerare una solida intesa sul taglio delle emissioni nocive alla Conferenza Onu di Copenhagen che si svolgerà alla fine di dicembre. In concreto le obiezioni raccolte dal Cato Institute sono tre. Ecco di cosa si tratta.
Primo: «I cambiamenti delle temperature di superficie nel corso dell’ultimo secolo sono stati episodici, modesti e non vi è stato un netto surriscaldamento del clima negli ultimi dieci anni» come attestato dalla recente pubblicazione della Geophysical Research Letters ed anche da uno studio apparso sul Journal of Geophysical Research nel 2006. Secondo: «Dopo aver controllato l’aumento della popolazione e i valori delle proprietà» si può affermare che «non vi è stato un aumento dei danni causato da eventi dovuti al clima» come attestato da uno studio apparso nel 2005 nel Bullettin of the American Meteorological Society. Terzo: «I modelli computerizzati che prevedono un rapido cambiamento delle temperature non riescono a spiegare i recenti comportamenti climatici» come documentato nel 2007 dall’International Journal of Climatology. Da qui la conclusione: «Mr President, la sua descrizione dei fatti scientifici riguardo i cambiamenti climatici e il livello di informazione del dibattito scientifico è semplicemente non corretta». L’aver fatto riferimento ad una documentazione scientifica risalente ad alcuni anni fa è stata una scelta con la quale gli scienziati hanno voluto sottolineare come i dubbi sui cambiamenti climatici sono consolidati da tempo, smentendo quindi la tesi del premio Nobel Al Gore rotagonista, con libri e un film insignito dall’Oscar, di una campagna sull’«assenza di dubbi» sul
processo di surriscaldamento del clima le cui conclusioni sono state fatte proprie dalla Casa Bianca.
(Da La Stampa)