mercoledì 2 marzo 2011

17 marzo: festa dell'unità d'Italia in occasione del 150° anniversario!


Fare sterili polemiche sull'unità d'Italia dopo un secolo e mezzo la ritengo una delle più grosse stupidaggini che un politicante italiota possa fare. 
Ma tant'è!
Al peggio non c'è mai fine (potete anche leggere Fini, nulla cambierebbe).
Semmai, con vis polemica di contappasso provocatorio, vorrei proporre la richiesta della restituzione dei territori italiani che il defunto compagno Tito, con l'assenso del Migliore di allora, il comunista Togliatti, annesse di forza all'ex Jugoslavia. (Chiedere allo stilista Ottavio Missoni cosa patì per essere stato privato delle sue origini)

Lasciando da parte queste fantasticherie, la realtà è una sola: siamo geograficamente un solo territorio fisico, isole annesse, e da 150 anni lo siamo anche politicamente, purtroppo!
Però... è opportuno non perdere la memoria.
Vi segnalo tre interessantissimi libri reperibili in libreria nel corso di questo mese di marzo.

Il primo: "Polentoni. Come e perchè il Nord è stato tradito (danneggiando anche il Sud)" di Lorenzo del Boca (Piemme, 304 pgg.17.50€);
il secondo:  "Terroni, tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del Sud diventassero meridionali" di Pino Aprile (Piemme, 308pgg, 17.50 €);
il terzo: "Sangue del Sud", di Giordano Bruno Guerri (Mondadori, 297 pgg. 20,00 €). 

Tutti e tre descrivono molto bene le illusioni, le delusioni e le cose spaventose che furono fatte a noi meridionali e che tuttora vengono omesse nei libri di storia..
Quindi per non dimenticare è molto meglio ricordare a chi è servita veramente l'Italia unita. 
Per questo esercizio menmonico vi propongo la lettura di due scritti, il primo di Lorenzo del Boca ed il secondo tratto dalla seconda di coertina di Terroni.

Ma a chi ha giovato l'Unità d'Italia?
Il Sud è stato massacrato dai piemontesi che hanno rubato tutto quello che era possibile e il Nord si è trovato declassato.
Sotto il governoi austriaco i veneti pagavano 11 lire di tasse per servizi di prim'ordine. Una volta "liberati", le imposte sono salite a 31 senza benefici. Chi la voleva l'Italia unita?
I milanesi si ribellarono all'amministrazione austroungarica, ma nessuno pensava di diventare suddito di Torino. Nel 1859, il Piemonte si allaorgò alla Lombardia e fu nominato ministro Gabrio Casati, uno degli animatori delle Cinque giornate. Che poco dopo si dimise.
Avevano immaginato uno stato che dava auton imia a tutte le realtà, invece si scelse la piemontesizzazione: i nuovi cittadini furono inondati da migliaia di articoli di legge che abrogavano i loro usi.
I siciliani accolsero con entusiasmo Garibaldi e i Mille, ma l'indipendenza da Napoli non significava accettare di diventare cittadini di Torino.
Benedetto Ricasoli, da Firenze,  voleva autonomia per la Toscana.
Marco Minghetti, da Bologna, l'autogoverno per la Romagna.
Tutti delusi.
Per ottan'anni il PCI sostenne che il nazionalismo era "fascista", un non valore. 
Oggi fanno ridere i fervori degli eredi comunisti che distribuiscono braccialetti tricolore e il segretario del PD Pier Luigi Bersani, da Bologna, che si avvolge al collo la bandiera.
Che si celebri questo 150° anniversario. Ma tutti, capi di stato, cariche istituzionali, curatori di mostre e di musei, non pretendano una dose di entusiasmo suplementare.

Terroni  è un libro sul Sud per il Sud la cui conclusione e che, se centocinquant'anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo.
Come dice l'autore, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent'anni sono tornate ad essere una.
Perchè da noi non è successo?