sabato 4 giugno 2011

Consigli non so darne, ma ricordare le cose del passato SI!

Tutti pronti a salire saul carro del vincitore ed a scendere da quello ritenuto perdente è il classico sport italiota. 
Basta leggere l'ultimo articolo pubblicato dal prof. Ernesto Galli della Loggia sul Corsera. Articolo che. ovviamente, viene richiamato dal nuovo direttore de il Riformista, l'ex comunista Macaluso, dispensatore di consigli - non richiesti - ai suoi avversari politici.

A questo canuto signore desidero ricordare soltanto alcune "piccole" cosette del passato:
l'eccidio degli ufficiali polacchi da parte di Stalin;
le foibe del nord-est d'Italia;
la svendita dei territori italiani alla Iugoslavia di Tito;
la guerra civile post II guerra mondiale:
la Carta costituzionale del 1°compromesso storico: De Gasperi-Togliatti:
i fatti di Budapest in Ungheria;
i fatti di Praga in Cecoslovacchia;
le agevolazioni alle COOP;

le agevolazioni o leggi in favore dei sindacati;
le intereccettazioni: "abbiamo una banca".
In ultimo, ma non ultima cosa: ha letto il libro: FALCE E MARTELLO?
Lo faccia è molto istruttivo sul comportamento dei suoi ex compagni delle COOP, della ex ministro Melandri e di Bersani. 

Mi fermo qui altrimenti la lista riempierebbe qualche migliaia di pagine.  

 Ebbene, per gli ex comunisti nostrani, soltanto la caduta del muro di Berlino ha aperto, in parte, i loro occhi e fatto capire che un'epica infausta, in Occidente, era terminata per sempre. 

Aperto gli occhi in parte perchè, da noi, dove gli strascichi del predominio "intellettuale" sinistrorso continua a fuoreggiare, specialmente nelle scuole e nella televisione pubblica, gli avversari politici degli ex comunisti sono nemici da abbattere a qualsiasi costi e senza mezzi termini, anche a costo del ridicolo.

Infine chiedo all'ex compagno Macaluso: perchè i suoi colleghi di partito, Veltroni e D'Alema hanno mandato le loro figlie a New York (USA) e non in CINA o Corea del Nord, oppure a Cuba?
Con un ultima precisazione: chieda al mai stato comunista Veltroni perchè ha comprato casa a New York e non a Pechino.
Con quali soldi? Li ha dichiarati per l'esportazione?
 Cosa, quest'ultima, che la magistratura romana ha preferito non indagare, sul cognato del bolognese Fini,  per l'acquisto della casa di Monte Carlo.


Questo l'articolo-consiglio di Macaluso:

I consiglieri del Principe

di Emanuele Macaluso

Vorrei dare qualche consiglio ai consiglieri del Presidente del Consiglio (un bel pasticcio) anche se so bene che non saranno ascoltati, forse nemmeno letti. Io tento, anche perché il ragionamento che faccio può avere un interesse generale. Il Cavaliere è in grave difficoltà e i suoi comportamenti goffi, in Francia durante il G8 e in Italia nel corso degli incontri e a margine della manifestazione del 2 giugno, sono una conseguenza di un incitamento degli “amici” a mostrare di esserci.
E di esserci con la disinvoltura di sempre. Un disastro. Al Cavaliere bisognerebbe spiegare che tutti gli uomini politici che hanno avuto ruolo nel governo del loro paese, hanno concluso, quasi sempre, con dignità la loro missione. I governanti capiscono, o c’è chi glielo fa capire, quando la parabola è in discesa e bisogna chiudere una fase politica. In Italia, invece, con Berlusconi si sta verificando un fatto inedito: non è solo lui a “resistere” ma anche i suoi consiglieri, i suoi amici, i suoi adoratori. Eppure, il Cavaliere non è privo di intuito, non si può certo dire che non sente in che direzione spinge il vento.
Nel 1994, quando scese in campo, capì che liquidati i partiti aveva davanti a se un’autostrada e che a sbarrargliela non sarebbe stata la macchina elettorale occhettiana. La sinistra e i popolari nel 1994 non indicarono nemmeno un candidato alla guida del governo che proponevano.
Nel Pds la maggioranza occhettiana pensava (ma non diceva) che doveva essere lo stesso Occhetto. Un disastro. Il Cavaliere e i suoi consiglieri capirono tutto e vinsero. E nel corso di questi anni, anche quando Prodi vinceva, il carisma di Berlusconi sconfitto, nella metà degli elettori, restava alto. Ci vuole molto a capire che non è più così? Eppure nel Pdl, e fra i suoi consiglieri, non c’è nessuno che con onestà e amicizia gli dica come stanno le cose.
C’è veramente qualcuno che dopo la nomina del “segretario” del partito padronale (Alfano o un altro non cambia nulla) pensi che si sia data una soluzione a qualcosa? Sono mossette che servono a dire al Cavaliere “bravo, resisti”. Fra pochi giorni ci saranno i referendum su quattro leggi fortemente volute dal Cavaliere. Fra queste quella che porta il nome di Alfano, il legittimo impedimento. Se, come è nelle previsioni, i referendum saranno approvati, la crisi politica si accentuerà. La penosa decisione di «lasciare liberi gli elettori del Pdl» (come facevano a vincolarli?) per ridurre l’impatto politico, è un altro espediente destinato ad accrescere il significato politico di quel voto.
«È stata l’obbedienza pronta, cieca e assoluta il veleno che ha ucciso il Pdl»: è questo l’incipit dell’editoriale del Corriere della Sera di ieri firmato da Galli della Loggia.
Da questa logica, dopo tutto ciò che si è visto, non si è usciti. In questo quadro la manifestazione di Roma (mercoledì prossimo al Capranica) indetta dal Foglio, a cui parteciperanno i direttori dei giornali berlusconiani, serve solo a dire resisti, resisti, resisti. E dopo?


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