giovedì 12 maggio 2011

D’Alema persevera: reati (forse) no, ma tra lobbismo e immunità qualche peccatuccio c’è

Pubblico senza inutili commenti, considerata la "difesa" del baffino  nazional-popolare sulla "legalità" dei contributi che però non ne spiega la dazione! 



Un singolare giro di fatture emesse da Vincenzo Morichini ha provocato l’apertura di un’inchiesta sui quattrini versati da alcuni destinatari di queste fatture alla fondazione ItalianiEuropei presieduta da Massimo D’Alema, amico di Morichini. Analoghi comportamenti vengono ascritti a Francesco Nerli, altro collaboratore della fondazione, accusato di concussione. Non c’è ragione di scorgere, in base alle notizie di stampa, un qualche reato penale a carico dell’ex presidente del Consiglio, che ha replicato con toni indignati.
D’Alema probabilmente resterà fuori da questo pasticcio per il carattere volontario dei contributi ricevuti, così come ha evitato i guai conseguenti alla sponsorizzazione della scalata di Unipol a Bnl grazie all’immunità di cui ha goduto in quanto parlamentare europeo all’epoca dei fatti.

Non c’è niente di male a utilizzare le immunità, come fa anche il giustizialista Luigi De Magistris, ma salta agli occhi la contraddizione tra questi comportamenti elusivi e la denuncia roboante della “impunità” attribuita ad altri, a cominciare da Silvio Berlusconi, che per la verità ha dovuto e deve affrontare una caterva di processi. Anche se le amicizie dalemiane configurano solo un’attività lobbistica e non un reato, sarebbe utile che questo tipo di attività fosse regolato da leggi simili a quelle in vigore in America, come questo foglio sostiene da sempre, incorrendo in veti e critiche moralistiche proprio da esponenti del Pd e della fazione giustizialista.

 [Fonte]