giovedì 12 agosto 2010

Con questi tre post di oggi vi auguro buone vacanze. Ritornerò on line a settembre. Sul primo articolo del Corsera nessun commento: le dichiarazioni dei finiani si commentano da sole e fanno nascere una domanda molto semplice: il cofondatore del PdL, Gianfranco Fini, cosa pensava di Berlusconi quando decise di unirsi a lui?

Berlusconi, finiani all'attacco
«Chiarisca su Arcore e sulle sue società»


Affondo di Briguglio. Bocchino a Bondi: Fini deve lasciare? Dica allora che pensa del premier plurimputato.


Non si placa la polemica tra finiani e Pdl. Anzi, la tensione sale alle stelle. L'escalation di accuse reciproche ormai è inarrestabile e le parole pronunciate dal leader della Lega Umberto Bossi («Siamo nella palude, l'unica possibilità è votare») lasciano pensare che lo scenario di un'accelerazione verso la crisi di governo sia sempre più plausibile. Ed è lo stesso premier Silvio Berlusconi a finire nel mirino dei finiani. Il capo del governo, è l'affondo di Carmelo Briguglio, deputato del gruppo Futuro e Libertà e molto vicino a Gianfranco Fini, «ha il dovere di dire agli italiani come acquistò la villa di Arcore dove viveva insieme all'eroe Vittorio Mangano, come riuscì ad assicurarsi per soli 500 milioni di lire questo immobile di 3.500 metri quadri con terreni di circa un milione di metri quadri grazie al ruolo di Cesare Previti prima avvocato della venditrice e subito suo legale e uomo di fiducia». «Fini - ci tiene a sottolineare ancora Briguglio - ha dato risposte precise ed esaurienti sulla casa ereditata da An a Montecarlo. Attendiamo ora che altrettanto faccia il presidente del Consiglio. E dica anche se lui, la sua famiglia, il suo gruppo imprenditoriale fanno ricorso a società offshore con sede in paradisi fiscali e dia tutti i dettagli sugli intrecci fin dall'inizio della sua attività imprenditoriale con finanziarie svizzere. Aspettiamo sue dettagliate ed esaurienti risposte». Rincara la dose contro il Pdl Fabio Granata, che sul suo blog attacca: «È oramai evidente che lotta alle mafie, legalità, questione morale rappresentano argomenti off limit nel Pdl, se utilizzati fuori dalla propaganda autoreferenziale del governo».

SENATORI APRONO AL DIALOGO - Se tutti i finiani però sono d'accordo nel difendere il presidente della Camera dagli attacchi dei «giornali berlusconiani», sulla strategia da adottare nei rapporti con il Pdl non c'è all'interno di Futuro e Libertà una posizione condivisa. prova ne è il fatto che a differenza della maggior parte dei deputati finiani, il gruppo dei senatori di Fli apre al dialogo: «Dopo i polveroni polemici e strumentali di Ferragosto - scrivono in una nota - a settembre la strada maestra deve essere quella di un serio confronto nella maggioranza sull'agenda di governo». Proprio a questi senatori si è è rivolto a fine giornata il presidente del Consiglio. Berlusconi ha spiegato di apprezzare l’atteggiamento costruttivo espresso, auspicando una nuova «unità». Altrimenti saranno inevitabili, ha detto il premier, «scelte dolorose e definitive».

BOCCHINO CONTRO IL COORDINATORE PDL - L'affondo di Briguglio su Berlusconi è solo l'ultimo capitolo delle tensioni tra Pdl e finiani. Che hanno fatto registrare anche uno scambio di battute al vetriolo tra il coordinatore del Popolo delle Libertà Sandro Bondi e Italo Bocchino. Il capogruppo di Futuro e Libertà a Montecitorio ha replicato attraverso una nota al ministro che lo aveva accusato «di essere in stato confusionale». «Ha chiesto - ha detto Bondi - le dimissioni di mezzo governo e contemporaneamente una verifica di maggioranza a settembre».

ATTACCO A BONDI - «Bondi anziché aggredirmi verbalmente dicendo che sono in stato confusionale - attacca Bocchino - farebbe bene a dirci se nella scala dei suoi valori deve dimettersi prima un plurimputato come Berlusconi o il presidente Fini a cui la magistratura non ha niente da chiedere neanche come persona informata sui fatti». «La differenza tra noi e Bondi - continua il finiano - è anche nella lealtà perché noi abbiamo sempre difeso Berlusconi dalle aggressioni esterne mentre loro si sono fatti promotori di un'aggressione contro Fini soltanto perché, e uso parole di Feltri, non si è voluto "mettere a cuccia" nel "partito contorno"». «Che Bondi provi piacere a stare a cuccia facendo il contorno di Berlusconi è comprensibile, così come è comprensibile - conclude Bocchino - che Fini con la sua storia e il suo consenso abbia scelto di non starci».

LA NOTA - Le parole di Bondi che hanno fatto scattare la dura replica di Bocchino erano contenute in una nota del ministro: «Ho l'impressione che all'onorevole Italo Bocchino sfugga, quantunque faccia sfoggio di baldante sicurezza, la durezza e al tempo stesso la complessità della politica». Il coordinatore nazionale del Pdl aveva poi aggiunto: «Chiedere, come fa oggi l'onorevole Bocchino, da una parte le dimissioni pressoché dell'intero governo e dall'altra parte la convocazione di un vertice con tanto di verifica, tradisce l'estremo stato di confusione e di smarrimento in cui si trova il capogruppo di Fli». Martedì Bocchino aveva detto che chiedendo le dimissioni di Fini, come insiste da giorni una parte del Pdl, «si correva il rischio di una grave crisi istituzionale».

« SI DIMETTA BERLUSCONI» - Bocchino - in un'intervista a Repubblica - ha poi aggiunto che le possibilità che Fini si dimetta «sono pari a zero». E certo, prima di lui, «che non è nemmeno sotto processo», dovrebbe essere «Berlusconi a dimettersi, al contrario imputato in più processi» e con lui «per lo stesso motivo i ministri Matteoli, Fitto e il sottosegretario Bertolaso». Il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera sottolinea che se i berlusconiani «vanno avanti di un solo passo siamo alla crisi istituzionale» e «la sta aprendo Berlusconi». Il presidente della Camera, dice, «dipende dal Parlamento che gli dà la fiducia, ma il Parlamento non può e non deve dipendere dal governo». In ogni caso, si chiede come possa il Cavaliere chiedere le dimissioni di Fini, «proprio lui che è imputato in più processi» come i ministri e il capo della Protezione Civile. «Noi - aggiunge - non abbiamo mai chiesto le loro dimissioni». Anche se Berlusconi ufficialmente in questi giorni non si è pronunciato, per Bocchino «ci sono prove inconfutabili che lui sia il mandante di tutta l'operazione»: in primis le dimissioni chieste dal portavoce del Pdl (Capezzone) e mai smentite, e in secondo luogo «la raccolta di firme contro Fini arrivata dal Giornale, che è una sua proprietà». Il «rispetto del ruolo istituzionale di Fini» diventa allora «una precondizione» per evitare la crisi: «Non possiamo più stare a guardare gli avvoltoi, non possiamo più tollerare che il presidente della Camera sia quotidiano bersaglio della stampa berlusconiana».