domenica 20 febbraio 2011

Ultimo pezzo del trittico riservato alla questione procura di Milano Vs Berlusconi

IL TRAVAGLIO DEI DALEMONI - MARCOLINO AD ALZO ZERO CONTRO L’AVVOCATO GUIDO CALVI (OGGI MEMBRO LAICO DEL CSM IN QUOTA PD), CHE SULLE INTERCETTAZIONI del caso ruby SEMBRA IL VENTRILOQUO DEI BERLUSCONES (al pari di luciano VIOLANTE) - “VIOLAZIONI, ABUSI, UTILIZZAZIONI DISTORTE DA PARTE DI ALCUNI MAGISTRATI SONO REATI, E VISTO IL SUO RUOLO, FACCIA NOMI E DENUNCE O STIA ZITTO…”

 
Guido Calvi

Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
   
"Quello delle intercettazioni... uno strumento di indagine essenziale per scoprire reati gravi, è stato poi soggetto ad abusi e utilizzazioni distorte da parte di alcuni magistrati. E spesso ha finito per coinvolgere e screditare la privacy di persone completamente estranee alle indagini. Un ulteriore arbitrio è stato poi compiuto da parte dei giornali, che hanno divulgato in maniera abnorme il loro contenuto, violando la dignità e l'immagine di molti cittadini.
Non credo affatto che esista un dovere per il giornalista di pubblicare ogni cosa... La 'formazione della prova'... rischia di essere influenzata proprio dalla simbiosi, dallo scambio reciproco di documenti fra magistrati e giornalisti, che va ben al di là del circuito mediatico-giudiziario di Mani Pulite".
Chi l'ha detto? Un berlusconiano in servizio permanente effettivo? No, l'avvocato Guido Calvi, già parlamentare Ds, già difensore di Massimo D'Alema e di altri esponenti ex comunisti, ora membro laico del Csm in quota Pd, intervistato dal Riformista sulle analoghe affermazioni fatte al Corriere della Sera da Luciano Violante (responsabile Istituzioni del Pd) fra gli applausi dei berluscones, Il Foglio di Giuliano Ferrara in testa. Cose che capitano - si dirà - quando nell'organo di autogoverno della magistratura, anziché giuristi di chiara fama e provata indipendenza, il Parlamento paracaduta gli avvocati dei leader politici.

 
MARCO TRAVAGLIO
 
Proprio in questi giorni un altro membro laico, l'avvocato Matteo Brigandì, ex parlamentare della Lega, ex difensore di Bossi, è sospettato di aver passato al Giornale gli atti segreti di un vecchio procedimento disciplinare su Ilda Boccassini. Il caso Calvi, del tutto diverso dal caso Brigandì, tiene banco nelle mailing list dei magistrati, molti dei quali chiedono ai membri togati del Csm di pretendere spiegazioni dal collega "laico".
Il Csm, infatti, non solo dovrebbe tutelare e non screditare la magistratura con accuse generiche. Ma, essendo depositario del potere disciplinare, dovrebbe giudicare le eventuali infrazioni deontologiche dei singoli magistrati.
Ora, gli "abusi" di intercettazioni e le "utilizzazioni distorte da parte di alcuni magistrati" denunciati da Calvi non sono soltanto passibili di azioni disciplinari: sono addirittura reati, esattamente come il presunto "scambio reciproco di documenti fra magistrati e giornalisti", che configurerebbe una violazione del segreto investigativo, tanto più grave in quanto commesso da chi quel segreto dovrebbe tutelare. La domanda - che si rincorre nelle mail di molte toghe - è semplice: quali prove ha Calvi che questo o quel magistrato "scambi" carte segrete con questo o quel giornalista?
 
D'Alema 
 
E, se le ha, perché non fa i nomi e i cognomi, magari in un bell'esposto ai titolari dell'azione disciplinare, cioè il ministro della Giustizia e il Procuratore generale della Cassazione? A quali casi concreti si riferisce? Se invece non ha prove e non fa nomi e non cita casi concreti, allora la sua intervista al Riformista è un'altra fascina di legna, l'ennesima, portata al fuoco della delegittimazione della magistratura. Come se ce ne fosse bisogno.
Lo stupore di molti magistrati, comunque, non riguarda soltanto lo sparare nel mucchio dell'avvocato dalemiano. Ma anche l'assenza di reazioni da parte dell'Associazione nazionale magistrati, dei leader delle varie correnti della magistratura associata e dei membri togati del Csm, così giustamente reattivi quando simili attacchi e insinuazioni partono da ambienti governativi. Peraltro, in un altro passo dell'intervista, Calvi se la prende direttamente con i pm milanesi del caso Berlusconi-Ruby: "Quanto all'inchiesta della Procura milanese, mi domando quale fosse l'urgenza di conoscere e pubblicare le carte, visto che i pm hanno chiesto il giudizio immediato".

 
LUCIANO VIOLANTE
 
E qui pare davvero di sognare: non sa, il consigliere Calvi, che le carte dell'inchiesta (peraltro solo una minima parte) si sono conosciute soltanto perché la Procura, come prevede la legge, ha dovuto chiedere l'autorizzazione alla Camera per perquisire gli uffici del ragionier Spinelli, equiparati a una residenza del presidente del Consiglio, e inviare alla giunta di Montecitorio le carte che spiegavano la necessità di quell'atto.
Forse il "garantista" Calvi pretendeva che il Parlamento votasse su una questione così cruciale per la politica italiana all'insaputa dei cittadini italiani? L'ex avvocato di D'Alema completa l'opera rammaricandosi per non essere riuscito, quand'era in Parlamento, a far approvare una legge-bavaglio che avrebbe fatto impallidire, quanto al rispetto per il diritto-dovere di cronaca, quelle di Mastella e di Alfano ("distruzione delle intercettazioni estranee alle indagini e divieto totale di pubblicazione fino al termine della fase istruttoria... responsabilità per il pm e multe severe per i giornalisti in caso di violazione del segreto").

 
Berlusconi Ruby
 
Ma anche perché "Silvio Berlusconi non abbia mai trovato il tempo di far approvare un provvedimento civile e garantista su questo tema". Ma sì che ci ha provato, anzi ci sta provando ancora con la controriforma Alfano, che il Csm (quello precedente a questo, in cui fortunatamente non sedeva ancora l'avvocato Calvi) ha definito devastante per le indagini e per la libertà di stampa.

 
Matteo Brigandi
 
Quanto a quel che avviene all'estero, Calvi racconta che "negli Usa il fotografo non può nemmeno entrare in aula e le udienze sono raffigurate da disegni": forse non sa che negli Usa i giornali, due anni fa, hanno pubblicato le intercettazioni del governatore di New York, Spitzer, coinvolto in un giro di squillo, e quelle del governatore dell'Illinois, Blagojevich, arrestato perché cercava di vendere il seggio lasciato libero al Senato da Obama. Il tutto ben prima che si celebrassero i processi col disegnatore al posto del fotografo.
Ma su questa concezione castale, diciamo pure stalinista del diritto-dovere di informare, dell'emissario del Pd nel Csm, stupisce anche il silenzio dell'Ordine dei giornalisti e della Federazione della stampa. Non stupisce invece che l'estate scorsa il centrosinistra abbia preferito un Calvi a un giurista davvero indipendente e liberale come il compianto Vittorio Grevi. Lui sì, rispettoso della libertà di stampa e impermeabile agli inciuci.

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