venerdì 9 settembre 2011

Conto alla rovescia per il governo Berlusconi?

Primo segnale: 
La Repubblica avverte il presidente del Consiglio, con un editoriale non firmato, che il suo tempo è scaduto e che deve sloggiare subito dopo aver fatto approvare la manovra. 
Passano due giorni e lo stesso quotidiano intervista il senatore Beppe Pisanu che conferma: Berlusconi deve essere così responsabile da capire che è ora di andarsene, per il bene del Paese, che sarà grato. 
Ancora ventiquattro ore e ecco che su Avvenire il vice presidente della Camera e insigne intellettuale dell’Udc Rocco Buttiglione lo dice chiaro e tondo: caro Berlusconi, ti sta per arrivare fra capo e collo un’altra terrificante mazzata giudiziaria e dunque ti supplichiamo di togliere le tende e andartene, anche, dice Buttiglione, avrai un salvacondotto che ti metterà al riparo da tutti i processi penali presenti e futuri, come fu fatto per l’ex presidente americano Richard Nixon il quale ottenne dal suo successore Gerald Ford un salvacondotto giudiziario in cambio delle dimissioni dopo lo scandalo del Watergate.

Dunque, esistono una serie di indizi che autorizzano a chiedersi se si tratta di parole in libertà, o se esiste un piano, una “road map” della fine del governo Berlusconi. I messaggi, specialmente quello di Rocco Buttiglione, sono tutt’altro che cifrati. Che cosa c’è di vero e di verosimile?

Alcuni elementi sono sotto gli occhi di tutti: si parla di una nuova raffica di intercettazioni nel caso di Tarantini, pronte nelle borse dei pubblici ministeri in viaggio per Palazzo Chigi dove interrogheranno il presidente del Consiglio come parte lesa. I boatos insistono sul valore dirompente sia di alcune telefonate che sulla richiesta di nuovi arresti da parte della procura di Napoli.

Intanto il Consiglio dei ministri approvava le ultime norme: abolizione delle provincie e obbligo di pareggio di bilancio. Trichet approvava e confermava di avere insistito lui stesso attraverso Draghi (nemico giurato di Tremonti) per queste ultime decisioni. Allo stesso tempo Trichet rendeva noto che la crescita europea nel suo complesso ha le ali imbottite di piombo: l’anatra oltre ad essere zoppa non vola. Queste franche dichiarazioni avevano l’immediato effetto di frenare la ripresa delle borse che hanno così perso l’erezione al quattro per cento e si sono afflosciate come amanti delusi.

L’andamento dei mercati però, prima su per cause americane e poi giù per contraccolpi europei, dimostrerebbe che il fattore “B” come Berlusconi non avrebbe poi una grande relazione né con l’impennata né con il crollo dei mercati i quali fanno come se lui non esistesse. Ma dal punto di vista politico si sostiene il contrario: Berlusconi viene descritto, malgrado l’evidenza dei fatti, parte del problema e non della soluzione, proprio allo scopo di consentirgli anche una via d’uscita.

Il partito che si sta muovendo per il governo d’emergenza è lo stesso di cui facevo parte anch’io quando votai la sfiducia al governo il 14 dicembre scorso, cioè quando mi resi conto, numeri alla mano, che non soltanto non esisteva una maggioranza alternativa al governo Berlusconi dal punto di vista aritmetico, ma che non ne esisteva alcuna dal punto di vista politico: non una maggioranza con un significato politico, non un leader, non una line economica definita. Quel progetto nacque morto e unque fu cassato. Io personalmente decisi di sostenere il governo eletto per scongiurare le elezioni anticipate, come fecero molti parlamentari. Ora la domanda da porsi in queste ore è: ci sono novità? E’ cambiato qualcosa? Il presidente della Repubblica ha preso nuove decisioni? Il Presidente guida o non guida questa ipotesi di cambio di governo? Ma, più che altro, è vero che Berlusconi è intenzionato a farsi da parte come del resto alcuni sfoghi nelle intercettazioni confermerebbero?

Non sappiamo rispondere con prove certe ma notiamo una circostanza ovvia, che proprio per essere ovvia rischia di passare inosservata: un eventuale futuro governo tecnico, o d’emergenza, o comunque lo si voglia chiamare, non può passare senza i voti di o parte della maggioranza di centro-destra. Occorre cioè che in un modo o nell’altro, magari felpato e non dichiarato, Berlusconi stesso sia protagonista dell’operazione che lo estrarrebbe dai cunicoli della miniera crollata concedendogli una via d’uscita salva e sicura, e la accompagni. Il tono dell’intervista di Buttiglione, come quello dell’intervista di Pisanu, sembra alludere proprio a una situazione ormai matura in questo senso: caro Silvio, non ti vogliamo morto né sofferente, e noi siamo disposti a concedere una soluzione politica per rendere inefficace l’attacco delle Procure: salvacondotto in cambio del famoso passo indietro.

Dunque, l’operazione di cui hanno parlato prima Pisanu e poi Buttiglione, sembrerebbe arrivata allo stadio finale. Intanto, fatto curioso, il governo sta uscendo bene con l’ultima versione della manovra che ha ricevuto il viatico delle supreme autorità internazionali. Ma politicamente il governo è fragilissimo.

Resta da chiedersi che cosa farebbe, se mai si farà, un nuovo governo. Le voci che ho raccolto dicono che prenderebbe nuovi e impopolari provvedimenti economici, concedendo però ossigeno alla legislatura con una tela di Penelope: una nuova legge elettorale che abroghi l’odiato “porcellum”, ora minacciato da un possibile referendum che se vincesse ci riporterebbero al “Mattarellum”, per tre quarti maggioritario e per un quarto proporzionale. Ma l’obiettivo della strategia sarebbe quello di dar fiato ai partiti facendo uscire di scena Berlusconi, a patto che lui stesso conceda il consenso tacito all’intera operazione. 
Il che, francamente, non ci sembra affatto scontato, conoscendo l’uomo.



 [VIA]