sabato 3 settembre 2011

Tasse: esenzioni, privilegi e la memoria del clero.

Mi riferisco alla manovra fiscale del governo che, purtroppo, come al solito ha "colpito" i soliti noti che pagano sempre per tutti, anzichè colpire i priviligeti e le caste dei ricchi come lo è quella clericale.

Da un po' di giorni alcuni massimi esponenti del clero, vescovi e cardinali, rilasciano interviste nelle quali, come sempre, predicano bene ma razzolano malissimo. I vescovi, poi, lanciano l'anatema contro chi non paga le tasse, ma i patrimoni della Chiesa vivono di agevolazioni ed esenzioni.

Ecco alcuni esempi delle agevolazioni e prebende di cui gode il Vaticano, tutte inspiegabili di fronte alla nostra Carta costituzionale, ma anche per il loro libro sacro nel quale c'è scritto, se ricordo bene, di dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero di dare alla Stato le tasse. 
Ma siamo nell'Italia nata dal sopruso dei piemontesi che ci hanno lasciato, fra gli altri, i Patti lateranensi, rivisti da Craxi negli anni ottanta con un concordato peggiorativo per Stato.
Patti lateranensi e concordato che riconoscono al Vaticano diritti abnormi molti dei quali assolutamente assurdi come quello di non pagare l'ICI sugli immobili di loro proprietà che rappresentano, all'incirca,  il 20 per cento del patrimonio immobiliare italiano. 

Eccone solo alcuni esempi, piccoli e grandi: 

CANONE RAI SPECIALE ridotto di oltre la metà per gli apparecchi degli istituiti religiosi (applicato sulla base di un semplice decreto del ministero dello Svluppo economico sui televisori installati fuori dagli appartamenti);

ACQUA: il Vaticano non la paga (at. 6 dei Patti lateranensi) ma ne consuma molta tant'è che lo Stato s'è trovato a pagare qualcosa come 50 milioni di euro di arretrati al comune di Roma;

ZTL: lasciapassare per la circolazione delle auto nel centro di Roma: ai comuni mortali 550 euro, agli ecclesiastici e connessi dieci volte in meno: 55 euro!

IRES: sconto del 50% agli enti del Vaticano che operano nella sanità e nell'istruzione;

EDITORIA: nell'anno 2006 il giornale Avvenire ha avuto un contributo di 6.300.744,00, mentre Famiglia cristiana e il Giornalino ne hanno presi soltanto 312 mila.

Per non parlare dell'8 per mille, altro scandalo nello scandalo, che dal 1990 al 2008 è cresciuto di cinque volte, da 210 a 1003 milioni di euro l'anno, mentre la spesa degli stipendi dei preti e soltanto raddoppiata, d 145 a 373 milioni di euro. Una commissione instituita con la legge dell'8 per mille doveva rivedere ogni tre anni la congruità del gettito. Se n'è persa ogni traccia sia con i governi Prodi che con quelli Berlusconi. Ma pare che la UE ci ebba mettere il naso come ha fatto con la Spagna facendole revocare l'esenzione dell'IVA che aveva concesso alla Chiesa.


[Fonte - Internet]