giovedì 1 settembre 2011

Sport: Juventus, Agnelli = scandali, condanne e prescrizioni. La Juve dovrebbe rendere tutti i trofei vinti dal '94 al '98.


Scrivo di sport per smascherare l'ipocrisia del nuovo presidente della Juventus, un famiglio Agnelli che, come tutti i suoi parenti, non ha memoria.
Ci pensa a rinfrescargliela il “giornalista” Marco Travaglio del quale riporto  l'incipit e l'articolo della sua rubrica Carta canta pubblicata sul settimanale l'Espresso. 

Il boss della Juventus chiede all'Inter di rinunciare al titolo del 2006, perché Moratti ha usufruito della prescrizione. Bene: con la stessa logica i bianconeri dovrebbero rendere tutti i trofei vinti dal '94 al '98. Ecco perché.


L'Agnellino e i trofei dei prescritti.

C'era una volta lo “stile Juventus”. Quello di Gianni Agnelli e di Boniperti, Trapattoni e Platini. Poi, al seguito di Umberto Agnelli, arrivò la “triade” Giraudo-Moggi-Bettega. Risultato: il processo per doping,lo scandalo calciopoli, due scudetti annullati e retrocessione in serie B (la prima della storia). Nel 2006 John Elkann affida il club a due manager gentiluomini, Giovanni Cobolli Gigli e Jean Claude Blanc, con il compito di recuperare lo stile e la serie A: missione compiuta.

La Vecchia Signora accetta signorilità il verdetto sportivo, giusta espiazione per i maneggi di Moggi & C., e si rimette all'onor del mondo.
Ma due anni fa il ramo cadetto degli Agnelli si riprende il giocattolo con il giovane Andrea, figlio di Umberto e vecchio sodale di Moggi e Giraudo.
Risultato: zero titoli sul campo, ma centinaia sui giornali, cavalcando il revanscismo della parte più becera della tifoseria, convinta che retrocessione e scudetti perduti non siano colpa di chi commise gli illeciti, cioè Moggi e Giraudo, radiati dal mondo del calcio, ma di chi li ha scoperti (la Procura di Napoli) e sanzionati (la giustizia sportiva e il commissario Figc Guido Rossi).
Un complotto delle toghe: non rosse, ma nerazzurre.
Ora Andrea Agnelli, per non passare alla storia come l'unico presidente juventino che non ha vinto neppure la Coppa del Nonno, rivuole addirittura indietro i due scudetti di Calciopoli e minaccia ricorsi in Tribunale di arbitrato dello sport e perfino alla giustizia ordinaria.
A suo dire, il titolo del 2005-2006, uno dei due viziati dalle manovre moggiane su arbitri e designatori, dunque assegnato all'Inter seconda classificata, non sarebbe lo “scudetto degli onesti” come lo definì Moratti, ma “dei prescritti”.
E questo perché il pm sportivo Stefano Palazzi ha dichiarato prescritti i sospetti sul coinvolgimento dell'Inter in Calciopoli, “a meno che l'Inter non rinunci alla prescrizione e si lasci processare”. Moratti non rinuncia e sbaglia di grosso.
Ma la prescrizione, in casa Juventus, è materiale infiammabile con estrema cautela.
L'Agnellino dovrebbe dare una ripassata alle 49 pagine della sentenza del 2006 con cui la Cassazione, ribaltando le assoluzioni d'appello, dichiarava i vertici bianconeri colpevoli di aver “dopato” i giocatori con sostanze proibite oppure lecite ma usate in dosi e metodi vietati, dal luglio '94 al settembre '98 (l'età dell'oro di Marcello Lippi), alterando le prestazioni e dunque truccando ben quattro stagioni sportive.
Colpevoli, sia Giraudo sia il medico sociale Riccardo Agricola, di un unico “disegno criminoso” a base di frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute; ma salvi per prescrizione, in quanto reati i reati si erano estinti pochi giorni prima a causa della lunghezza del processo. Sia per Giraudo, assolto in primo e secondo grado, sia per Agricola, condannato in tribunale e assolto in appello, la Suprema Corte dava ragione al pm Raffaele Guariniello e disponeva l'annullamento dell'ultimo verdetto perché “questo collegio ha ritenuto che la condotta degli imputati integri il delitto” di frode in competizione sportive.
Il reato insomma c'era, ma era “estinto per prescrizione”. Il medico, su mandato dell'amministratore delegato, imbottiva i calciatori di “sostanze vietate” come i “corticosteroidi”, e anche di farmaci non vietati ma somministrati ad atleti sani per potenziarne il rendimento, ” in modo pericoloso per la salute”.
E anche per la genuinità delle classifiche, violando la legge che tutela “la regolarità e la correttezza delle competizioni, poste in pericolo dalla sleale alterazione chimica delle prestazioni”.
La Juve che oggi sfida l'Inter a restituire “lo scudetto dei prescritti” e a rinunciare alla prescrizione nel processo sportivo si guardò bene dal rinunciarvi in quello penale.
Anche perché, dopo la sentenza di Cassazione, il nuovo processo sarebbe finito con condanne sicure e la conseguente revoca di tutti i trofei vinti nel quadriennio dello scandalo: tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un'Intercontinentale.
Questi come li vogliamo chiamare, dottor Agnelli: “i trofei dei prescritti”?
E perché, per dare il buon esempio all'Inter, non li restituisce?

[FONTE] L'Espresso 25/8/2011, pag. 25