venerdì 8 aprile 2011

I pizzini del senatore PD Alberto Tedesco

Il senatore democratico, che rischia il carcere per la sanitopoli pugliese, intervistato dal Corriere lancia accuse e avvertimenti: "Mai avvenuto un arresto in Parlamento, il mio caso sarebbe un precedente che non conviene a nessuno...". E Vendola? "Sapeva tutto"

«Le manette sono più vicine. È andata male», spiega al Corriere della Sera il senatore Alberto Tedesco, subito dopo il voto della giunta di Palazzo Madama che ha dato parere favorevole al suo arresto. E allora il parlamentare pugliese manda un messaggio. Il primo: «Intanto, a parte tre casi, nessuno è davvero mai stato arrestato in Parlamento, e quindi creare un precedente non dovrebbe convenire a nessuno». Testuale. E inquietante. È da almeno un mese che Tedesco, con un piede in cella su richiesta della procura antimafia di Bari, sparge i suoi pizzini in varie direzioni. Ma la gran parte viene recapitata in casa del Pd o direttamente a Nichi Vendola, di cui era potente e chiacchierato assessore alla Sanità. «Mi ascolti - ripete a Fabrizio Roncone del Corriere - erano due le indagini che mi riguardavano. Una, dov’ero coinvolto con il presidente Vendola, s’è conclusa con l’archiviazione, l’altra con la richiesta di custodia cautelare. I fatti sono gli stessi, ma i pm hanno dato due valutazioni diverse... Non è persecuzione questa?».
Una domanda che suona minacciosa per i big della politica con cui il senatore parlava quotidianamente. Nella deposizione davanti al gip di Bari, Tedesco, accusato di concussione, corruzione, turbativa d’asta e falso, parla ancora del suo rapporto con Vendola e lo chiama in causa:
il governatore era sempre informato sulle nomine di primari e dirigenti Asl. «Vendola sapeva tutto. Sempre».

Insomma, Tedesco, non ci sta a fare la parte del capro espiatorio, di quello che a sinistra oggi provoca solo mal di pancia, dubbi e distinguo. «Quanto a Nichi Vendola - aveva aggiunto ai primi di marzo conversando con il Tg1 - i miei rapporti si sono interrotti improvvisamente il giorno dopo la rielezione di Vendola a governatore della Puglia, dopo che ho fatto per la seconda volta la campagna elettorale per lui, esprimendomi a suo favore, anche interloquendo direttamente con il Presidente D’Alema che non era convinto di questa candidatura». Tedesco dunque attacca Vendola che ora prende platealmente le distanze dall’ex assessore. E con Vendola, il senatore critica anche il sindaco di Bari, l’ex pm Michele Emiliano: lui e Vendola «sono due facce della stessa medaglia. Ti blandiscono, ti inseguono quando puoi essere utile alla causa e naturalmente poi ti scaricano immediatamente».

Il gioco delle allusioni continua. Intanto, il parlamentare si attrezza per gestire il futuro che si fa oscuro. «Ho il 70 per cento delle possibilità di finire in carcere - è la sua previsione ai microfoni di Un giorno da pecora - mi presenterò io, nella caserma che mi diranno, con un borsone».

Una scena livida, quella che il parlamentare pugliese immagina. Una scena che riporta agli albori di «Mani pulite». Una scena che fa balenare possibili e devastanti contraccolpi. Chissà. Di sicuro non c’è niente, a parte i tormenti del Pd, che non vuole sacrificare un proprio esponente, ma nemmeno vuole accreditarsi come un partito antigiudici, incoerente e ondivago, arroccato sulla tutela di Tedesco quanto e più del criticatissimo Pdl con Berlusconi.

«Finora c’è stato un percorso abbastanza lineare - aggiunge Tedesco - credo che nel giro di una ventina di giorni dovremmo avere il responso definitivo da parte del Senato». L’ultimo messaggio, davvero choc, è sul Cavaliere e fa scricchiolare tante presunte certezze: «Ora - dice ancora al Corriere - capisco Berlusconi». Frase poi puntualmente smentita: «Non l’ho mai detta». Chissà a chi indirizzerà nei prossimi giorni le sue lettere Alberto Tedesco.

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