mercoledì 13 aprile 2011

Senza ritegno o vergogna alcuna i politicanti italioti riprovano a battere cassa.

Questa la notizia di ieri che mi ha lasciato basito: 


Raddoppiare i contributi ai partiti?
Letta (Pd) si dissocia, Renzi attacca

Scatena polemiche e viene subito frenata, la proposta di raddoppiare il contributo pubblico ai partiti. “Cinquantotto parlamentari bipartisan hanno chiesto di raddoppiare il finanziamento pubblico ai partiti e fondazioni politiche. Mi sembra una follia”. Matteo Renzi, sindaco di Firenze e “rottamatore” Pd, rottama anche la proposta che vede Sposetti del Pd come primo firmatario e sottoscritta da Di Stanislao dell'Idv (ma oggi si è dissociato), esponenti di Fli e Udc.

Ma Enrico Letta da Milano mette le cose in chiaro: “Si tratta di un’iniziativa autonoma di alcuni parlamentari come ce ne sono tante. Il Pd non si sogna di porre la questione dell’aumento del contributo pubblico al sistema dei partiti”. Quel testo peraltro contiene anche altro per i partiti. Come le primarie obbligatorie e vincoli di trasparenza.

La proposta vede le adesioni di Savino Pezzotta dell'Udc, Luca Barbareschi tornato nel Pdl dopo aver seguito Fini in Fli. E prevede che i partiti ricevano il rimborso elettorale attuale (a oggi ammonta a complessivi 170 milioni di euro comprendendo elezioni regionali, politiche ed europee), mentre riceverebbero altri finanziamenti (185 milioni) fondazioni che si occuperebbero dell'attività politica e culturale del partito di riferimento.
 
La norma propone di trasformare i partiti da associazioni di fatto ad associazioni iscritte in registri pubblici e come tali tenute ad avere primarie tra gli iscritti per la scelta dei vertici. Quanto alle fondazioni, queste darebbero servizi ai rispettivi partiti mentre chi le guida non può guidare la forza politica corrispondente.  
 
Non è l’unica novità contenuta nella proposta Sposetti, ma certo è difficile immaginare questo raddoppio dei costi come “secondario” rispetto al resto del provvedimento. Alla domanda: “Non sono troppi soldi?”, Sposetti risponde: “No che non sono troppi. Perché altrimenti governeranno sempre i partiti dei ricchi, e i Berlusconi ve li tenete per i prossimi 20 anni”.

È un punto di vista. Come lo è il secondo affondo: “Chi fa demagogia per i soldi della politica si vada a vedere quanto spendono Francia e Germania”. È proprio dalla Germania infatti, che Sposetti ha ricavato l’idea del doppio contenitore. Lì i partiti del Bundestag, “oltre a ricevere un contributo diretto di 133 milioni di euro, possono beneficiare di uno stanziamento per le fondazioni pari a 334 milioni”, afferma il deputato anche nel documento di presentazione messo agli atti parlamentari. E il referendum del ‘93? Non doveva cancellare il finanziamento pubblico dei partiti? Sposetti ci gira intorno: “I finanziamenti i partiti li ricevono come rimborso per le campagne elettorali, e gli altri non arriverebbero ai partiti ma alle fondazioni che sono da queste distinte”. Un altro punto di vista.


 ( Sposetti, tesoriere del PD, dimentica di dire tre cose importanti:
1a - che i cittadini italiani, tramite un referendum "bulgaro", hanno detto molto chiaramente di non voler dare alcun sostegno economico ai partiti, figuriamoci poi alle fondazioni;
2a - che la più grande democrazia, gli USA, non danno un centesimo ai partiti o fondazioni, ma soltanto ai candidati che concorrono al seggio di presidente;
3a - moralmente è inqualficabile. NdB ) 

La nuova norma, d’altronde, fissa alcuni punti fermi che si riallacciano al profilo pubblico dei partiti organizzati così come immaginato in sede di Assemblea costituente, definendone meglio la natura pubblica. Così, dal punto di vista giuridico i partiti passerebbero da associazioni di fatto ad associazioni vere e proprie, “iscritte in pubblici registri” e obbligate a rispettare alcune regole come la garanzia della democrazia interna, le primarie per la scelta delle cariche elettive (anche se possono essere limitate ai soli iscritti) e la trasparenza dei propri bilanci. L’iscrizione a un registro cancellerebbe anche, per questi soggetti, la sottoscrizione delle liste al momento delle elezioni. I partiti dovranno però dotarsi, per l’appunto, di fondazioni. Indicate come “entità separate” (chi detiene cariche direttive nelle fondazioni non può candidarsi o ricoprire incarichi di governo) non possono versare denari nelle casse dei partiti ma solo erogare servizi.

C’è di più. Il rimborso elettorale (un euro per ogni avente diritto al voto, moltiplicato per gli anni della legislatura e per ogni organo elettivo) ritornerebbe a essere concesso ad ogni partito che superi la soglia dell’1%. La norma dello sbarramento al 4% con la conseguente perdita del rimborso elettorale per Sposetti è iniqua: “Uno può decidere che per avere una rappresentanza in Parlamento deve raggiungere una certa soglia, ma perché non si deve concedere ai movimenti politici il rimborso per averci provato? Se all’epoca Pci, Dc e Psi avessero pensato a norme del genere la Lega non sarebbe mai sopravvissuta”. 

”Questi hanno perso il contatto con la realtà, Mi accuseranno di essere un demagogo. Ma per me sono loro che sono pazzi. Non hanno una percezione dello stato d'animo dei cittadini che ci chiedono più sobrietà. Non posso far altro che esprimere il mio disgusto e chiedo ai parlamentari proponenti di tornare indietro”. “Da parte mia - ha aggiunto ai giornalisti a voce - sono pronto anche a effettuare iniziative di visibilità mediatica contro questa ipotesi”.

Augusto Di Stanislao invece, il parlamentare dell'Idv, scarica tutto sulla sua segreteria: sostiene che ne era "all'oscuro" e che il suo ufficio ha firmato per lui: "In linea con il mio partito non condivido assolutamente i principi della proposta".

11 aprile 2011
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