venerdì 12 agosto 2011

Caso PD Sesto San Giovanni ex area Falck. La scoperta lapalissiana dell'ovvio: politicanti italici = mazzette e tangenti!

Le ferie dovrebbero essere ininterrotte, ma le notizie che si susseguono in questi caldi giorni agostani non mi lasciano affatto indifferente, anzi l'esatto contrario.
 La superiorità morale degli ex comunisti italici, ora democratici, o la pretesa diversità genetica tanto strombazzata erano delle balle spaziali incredibili alle quali solo coloro che avevano le salamelle sugli occhi potevano credere.

Adesso ne abbiamo alcune plateali conferme che, però, finiranno come sempre nel dimenticatoio, come tutte le cose che riguardano le "sinistre" italiche, ad iniziare dalla sparizione del tesoro di Mussolini, opera dei "partigiani" rossi che lo assassinarono illegalmente.

Per maggior chiarezza riporto alcuni articoli pubblicati dai media nazionali che condivido totalmente.

Penati, l'inchiesta: tangenti volano da Fiumicino
I retroscena su 'Panorama'. Regia Ds sulle privatizzazioni. Falck avrebbe ceduto l'area di Sesto in cambio di Aeroporti di Roma.


 Senza l’assenso dei vertici comunisti, non si poteva lavorare non solo a Sesto San Giovanni, ma nemmeno nel resto d’Italia. E occorreva guadagnarsi la benevolenza rossa anche per sedersi al tavolo delle privatizzazioni delle aziende statali e parastatali. Su questa ipotesi, rivela il settimanale Panorama in edicola oggi, la Procura di Monza sta indagando concretamente. Come punto di partenza, si indicano le deposizioni di Diego Cotti, imprenditore di Sesto San Giovanni con un passato in politica. Sarebbe stato lui a riferire al pm Walter Mapelli che in merito alla trattativa per l’acquisto dell’area delle ex acciaierie Falck da parte dell’allora suocero (il costruttore sestese Giuseppe Pasini), fu Giordano Vimercati, il braccio destro di Penati, ad affermare: «Falck stabilisce il prezzo, ma vende a chi diciamo noi. Perché Falck vuole entrare in Aeroporti di Roma e ha bisogno di un placet nazionale. Noi gli diamo il placet se vende l’area a chi diciamo noi, perché fa parte di un accordo più vasto per cui qui gli altri non ci mettono piede».

L’affare andò in porto l’11 luglio 2000 con la cessione da parte dell’Iri che, sotto la presidenza di Piero Gnudi, cedette il 51,1% della società Aeroporti di Roma per 2.570 miliardi di lire al consorzio Leonardo, di cui il gruppo Falck aveva all’epoca una quota minoritaria del 31 per cento. Ne uscirono sconfitti gli altri gruppi, principalmente la cordata italiana formata da Benetton, Pirelli, Caltagirone e quella internazionale costituita dagli Aeroporti di Amsterdam e Francoforte.

Passano undici anni e, il 19 luglio scorso, appena un giorno prima dell’apertura dell’indagine sulle aree ex Falck di Sesto San Giovanni da parte della Procura di Monza, ricompare lo stesso Gnudi, bolognese vicino a Romano Prodi e a Pier Ferdinando Casini. Viene nominato presidente di Sesto Immobiliare perché conosce bene la pratica: è lui ad aver seguito la vendita dei terreni da parte del gruppo Zunino (che le aveva acquistate dall’accusatore di Filippo Penati, Giuseppe Pasini) alla cordata capitanata per il 77,8% dalla Santandrea di Davide Bizzi. Il vicepresidente della società è Mario Resca, stimato da Silvio Berlusconi. A Bizzi, proprietario delle ex acciaierie, vanno i poteri di amministratore delegato della società che deve passare alla «fase operativa del più grande progetto europeo di riqualificazione urbana di ex aree industriali» e che «ridisegnerà significativamente l’intero territorio di Sesto San Giovanni». La squadra, evidenzia la società, «è stata costruita considerando la complessità del progetto urbanistico e la molteplicità degli stakeholder». Complessità e molteplicità caratterizzano anche la vicenda al centro dell’inchiesta. Sulla vicenda AdR, gli inquirenti monzesi vogliono vederci più chiaro per capire se il perimetro dello scandalo sestese si estenda anche a un “livello superiore”.

Filippo Penati nega tutto e prosegue nella propria autodifesa mediatica ad oltranza. L'ex sindaco di Sesto, ex presidente della Provincia e principale indagato, “spara” le proprie dichiarazioni non appena le agenzie di stampa diffondono notizie sugli sviluppi dell'inchiesta che lo sta travolgendo. Stavolta è per bollare «l'ennesima ricostruzione unilaterale e falsa», così «paradossale da poter essere definita fantascientifica». Si dice «molto interessato all'esito delle indagini che non potranno che smentire nel modo più chiaro e totale l'esistenza di tale legame».

Definisce fantasia il legame tra la vendita delle aree delle ex acciaierie sestesi da parte del gruppo Falck a Pasini e la privatizzazione degli aeroporti romani. Soprattutto, contesta che, per vincere la gara servisse «un assenso da Sesto San Giovanni». In realtà, dagli stralci dei verbali dell'interrogatorio di Cotti, emerge la necessità di «un placet nazionale», cioè dei Ds, il partito erede del Pci e del Pds e il cui segretario, nel 2000, era Walter Veltroni. Il quale, notoriamente, non è di Sesto San Giovanni.

di Andrea Morigi (Fonte]




Cane sciolto di Vittorio Feltri



Venti anni di moralismo interpretato all'italiana da un ceto politico con tutti i difetti del popolo, senza averne un solo pregio, hanno sortito un risultato disastroso e non privo di effetti comici. 

I buoi di uno schieramento sono ormai ridotti a dare dei cornuti agli asini avversari.

 

Enrico Berlinguer , celebrato segretario comunista, morto a metà degli anni ottanta, quello che inventò l'eurocomunismo (nessuno ancora oggi ha capito che roba fosse), è passato alla storia per aver detto: i partiti hanno invaso e occupato ogni settore – enti, banche, aziende, tv eccetera – e fanno tutti i mestieri tranne il loro, cosicché non funziona più niente, nemmeno la politica. Poi aggiunse: meno male che c'è il PCI, il movimento dei lavoratori, che vanta una diversità rispetto alla altre forze.

Berlinguer fu il primo a sollevare la <questione morale>, a comprendere la necessità di fare pulizia; peccato che guardando in casa d'altri gli sfuggì completamente lo sporco nella sua.

Difatti il PCI non era diverso, ma diversamente sudicio.

Altrimenti non si spiegherebbe come mai Botteghe Oscure ricevessero dall'Unione Sovietica montagne di rubli in forma illegale. Talmente illegale che i dirigenti rossi a un dato momento avvertirono l'esigenza di caldeggiare l'approvazione di un'amnistia che li ponesse al riparo da eventuali azioni giudiziarie.

L'origine dei guai nazionali è questa. La <festa del perdono> ebbe luogo nel 1989. Dopo di che i compagni non incassarono più il becco di un quattrino e poterono cavalcare la <questione morale> senza il timore che qualcuno rinfacciasse loro di predicare bene ma di razzolare male.

Alcuni anni più tardi, nel 1992, scoppiò lo scandalo cosiddetto Tangentopoli. Il pentapartito fu spazzato via come immondizia.

Tutti ladri meno i comunisti?

Nossignori. Anche i comunisti ebbero le loro belle grane, ma se la cavarono. Perché fortunati o perché avevano qualche santo in paradiso che li proteggeva? Giudichi il lettore.

Sta di fatto che i ladri andarono in galera mentre i compagni andarono al governo, per la prima volta nella loro storia, sventolando la bandiera dell'onestà, della diversità.

Ora conviene che straccino o almeno sotterrino quella bandiera, perché, nonostante abbiamo conquistato il potere, la corruzione seguita trionfare a ogni livello amministrativo, in ogni anfratto pubblico dove la politica riesca la mano lesta. Lo si è constatato con chiarezza negli ultimi mesi grazie a inchieste su episodi clamorosi. Per brevità cito soltanto i casi di Sesto San Giovanni, della Puglia e di Genova.

Intendiamoci, le indagini sono ancora in corso e le sentenze sono di la da venire, pertanto è meglio essere prudenti nel commentare le schifezze emerse.

Ma il significato politico della presente congiuntura è evidente: il Paese si è dato un sistema che offre troppi spazi ai partiti, i quali hanno finito per abdicare ai doveri istituzionali, trasformandosi in associazioni che puntano a tutto, anche all'arricchimento e alla spartizione dei posti, tranne al bene comune.

Se ne infischiano degli interessi nazionali, pensano ai propri, primo fra i quali conservare le poltrone di potere e sfruttarle al massimo: la politica non più come servizio, ma come carriere professionale da cui trarre benefici e privilegi.

Da qui al furto il passo è breve: il confine tra lecito e illecito è labile.

A forza di parlare di moralità, la moralità si è svalutata. Non si sa più cosa sia morale e cosa immorale. Ci hanno rubato anche la semantica.



Da Panorama 11/8/2011, pag. 65