venerdì 19 novembre 2010

Ancora una condanna per Marco Travaglio!

Alcuni giorni addietro è arrivata per Marco Travaglio un'altra condanna per diffamazione.
Travaglio, che si ritiene d'essere l'unico vero giornalista libero italiano, oltre ad essere editore di se stesso per aver fondato il quotidiano il Fatto, si ritiene anche il depositario della verità assoluta e della morale italica.

In una delle sue ospitate ben pagate ad Annozero  sbandierò compiaciuto il suo certificato penale da "incensurato", negando di essere stato condannato per diffamazione, per poi inventarsi la parola soccombente invece di usare quella corretta di condannato.

Queste condanne per diffamazione, che fra l'altro obbligano il soccombente  Travaglio a risarcire il danno causato al diffamato, lo condannano sempre a pochi euro di risarcimento! 
In quest'ultima sentenza di condanna il risarcimento è di soli 15.000 euro, più gli interessi e le spese legali! 
Cifra irrisoria. Mai quanto dovrebbe risarcire realmente per le vite morali che ha distrutto e continua a distruggere.
Se il Giudice avesse usato, come metro di giudizio del danno - utilizzando il metodo proporzionale -,  quello utilizzato contro Berlusconi, condannato a risarcire Carlo De Benedetti per la causa sul lodo Mondadori, con la modica cifra di 750 milioni di euro, circa 1500 miliardi delle vecchie lirette, Travaglio avrebbe finito da un bel po'  di diffamare le persone.

Ovviamente, trattandosi dell'unico "giornalista-editore-libero" diffamatore, l'Ordine dei giornalisti (al quale dovrò dedicare un post) si guarda bene dall'intervenire per radiarlo dall'ordine, senza considerare il fatto che è un pregiudicato per diffamazione  che continua imperterrito a reiterare il reato.

In un Paese civile, e democratico non a chiacchiere, gli avrebbero già impedito di continuare la sua opera diffamatoria, visto che la magistratura lo condanna a risarcimenti irrisori. 
E per di più viene pagato con i nostri soldi per fare il  solone in trasmissioni televisive della TV di Stato.
Se, invece, degli otto mesi di carcere gli avessero inflitto un milione di euro di risarcimento, il signor "unico-giornalista-editore-libero" diffamatore non avrebbe più diffamato nessuno.    

Ma l'ordine, che ha avuto il tempo e la voglia per giudicare e sospendere Feltri per un errore, non troverà mai il tempo e la volontà per il punire come merita Travaglio, "giornalista-editore-libero" italico, pregiudicato per diffamazione*, salvaguardando così la vita a molte persone. 

Ecco cosa disse Marco Travaglio durante la puntata del 16 novembre 2006 di Annozero:

"C'è David Costa, assessore regionale arrestato perché considerato il figlioccio del boss Bonafede. In una telefonata dice di essere pure il pupillo di Casini."

Se Travaglio avesse messo in pratica il principio costituzionale di considerare innocente l'indagato/imputato fino all'emissione dell'eventuale condanna definitiva, non sarebbe incorso nell'ennesimo caso di diffamazione.
L'ex assessore Cosa è stato riconosciuto innocente in tutti i gradi di giudizio, ma il motivo principale per il quale il tribunale di Marsala ha condannato Travaglio è scritto molto chiaramente nella sentenza di condanna ( o dovremmo dire soccombenza):
"Ha utilizzato un'espressione ("figlioccio") evocativa di uno scenario cinematografico certamente suscettibile di maggior presa sul pubblico televisivo; espressione tale da insinuare nel telespettatore la percezione che Costa fosse accusato di essere affiliato -per di più in posizione apicale, atteso lo strettissimo legame di protezione e appoggio intercorso fra padrino e figlioccio - a Cosa nostra." (...) (Travaglio) ha travalicato l'impianto accusatorio delineato nell'ordinanza di applicazione della misura cautelare, violando così il canone della verità della notizia, per come rescrittivamente inteso dalla Suprema corte."  

Il tribunale di Marsala, nel condannare Travaglio, ha invece assolto Michele Santoro e Claudio Fava.  
Qui di seguito i link ai media che hanno riportato la notizia delle condanne del pluripregiudicato infraquinquennale e  reiterante Marco Travaglio,  "giornalista-editore-libero" diffamatore.

1a) -  Previsti -Travaglio, anche con la condanna ad otto mesi di reclusione e pena sospesa e 20.000 euro di risarcimento oltrer alle spese legali;
2a) -  Confalonieri -Travaglio, condannato a risarcire 12.000 euro oltre alle spese legali; 
3a) - Mediaset-Travaglio, condannato a risarcire 14,000 euro oltre alle spese legali;
4a) - Schifani-Travaglio, condannato a risarcire 16.000 euro oltre alle spese legali; 
Come avrete notato non vi è alcun personaggio di centro-sinistra che lo abbia citato per diffamazione! 

A chiusura, per togliere eventuali dubbi sulla "correttezza" professionale del pluripregiudicato infraquinquennale e reiterante Marco Travaglio,  "giornalista-editore-libero" diffamatore, riporto quanto scritto da Gianluca Perricone di Giustizia giusta:

"Prendere esempio? Una delle condanne per diffamazione inflitte al Travaglio riguarda Cesare Previti e un articolo scritto dallo stesso Travaglio per l’Espresso nel quale veniva citata una parte del verbale reso nel 2001 dal colonnello dei Carabinieri Riccio (a sua volta coinvolto in un processo su presunti blitz antidroga “pilotati”, n.d.r.). Si leggeva, tra l’altro, nell’articolo in questione, citando il contenuto del verbale e facendo riferimento alla specifica vicenda giudiziaria: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti». Bene. In realtà quel verbale conteneva questa, intera, frase: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti. Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina, e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell’Utri». Cambia, a vostro giudizio (signor Mimmo Manna compreso), il senso della situazione specifica? Secondo me sì, quanto meno perché nell’articolo del Nostro (Travaglio, NdB) viene omesso (forse colpevolmente) un pezzo importante: si stravolge il senso del contenuto del verbale."  

Infine, date un'occhiata alla classifica dei diffamatori: in testa c'è il gruppo la Repubblica-L'Espresso! 

* Riporto, da Wikipedia, quanto previsto dal nostro Codice per il reato di diffamazione:
 
La diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall'art. 595 del Codice Penale secondo cui:
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.

[VIA