lunedì 1 novembre 2010

Fini, l'intransigente presidente della Camera da lezioni di democrazia a tutto il mondo!

Gianfranco Fini che quand'era fascista disse:   «Mussolini è stato il più grande statista del secolo», ma dopo la sua traversata nel deserto ebbe anche dire che il fascismo era stato il male del secolo (confondendolo col comunismo, NdB).
Adesso che aspira a sostituire Berlusconi che governerà fino a quando lui e i suoi non gli staccheranno la spina (i portavoce del suo partito dixit!), da lezioni di democrazia a tutto l'universo mondo con la seguente dichiarazione.
Dimenticando che è l'Italia ad essere l'anomalia giudiziaria che ha gli avvocati dello Stato - i pubblici ministero - indipendenti fino al punto di non rendere conto a nessuno del loro operato, nemmeno al loro superiore gerarchico.
Ci dica il Signor Fini in quale Paese vi è l'analoga situazione alla nostra e gli chiederemo scusa.
Ecco cosa ha dichiarato il presidente della Camera sul tema:

''Sarebbe grave tornare alla soggezione dei pm all'Esecutivo, com'era nel fascismo''. E' l'allarme che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lancia dal palco del Teatro Piccinni di Bari, dove e' intervenuto al convegno ''Organizzare la giustizia - il ruolo del nuovo Csm: fra nuove regole da scrivere e vecchi ruoli''.

L'attuale composizione del Csm è "adeguatamente bilanciata", sostiene il presidente della Camera. "Un eccessivo peso ai non togati - sottolinea Fini - esporrebbe l'organo ad una forte dipendenza dal potere politico, con gravi rischi per l'imparzialità dei giudici. Ove codesta riforma fosse attuata si determinerebbe un'alterazione d'equilibrio fra i poteri dello Stato".

"La netta separazione delle carriere - sostiene il presidente della Camera, Gianfranco Fini - porta con sé quasi inevitabilmente una riforma del Csm che prevede due Csm o, più precisamente, due sezioni specializzate è, probabilmente, la via da percorrere. Ma sul punto - ribadisce - non si possono accogliere quelle proposte che mirano a rendere preponderanti, nella composizione del Csm, i componenti non togati, di nomina politica". Il presidente Fini cita la teoria della separazione dei poteri risalente a Montesquieu, e osserva che "se le ragioni delle modifiche proposte sono giustificate con il clima di tensione che vede contrapposti, da un lato, la magistratura o parti di essa e, dall'altro, frange pur rilevanti del potere politico, simili soluzioni appaiono ancora più rischiose". In un clima "già oggi così poco disteso - continua ancora l'inquilino di Montecitorio - le interferenze tra potere politico e funzione giurisdizionale sarebbero destinate a intensificarsi e ciò porterebbe inevitabilmente al determinarsi di una spirale di intrecci e cortocircuiti fra politica e giustizia sempre più forti e pericolosi, in particolare per la credibilità per le nostre istituzioni".