lunedì 8 febbraio 2010

Altro che DC, quella di Casini è una politica del doppio ascaro

Questi ex demoscristiani... immarcescibili buoni a tutto e per tutti.
 
Pier Ferdinando Casini è un ragazzo fortunato, un giovin signore. "He married up" (come dicono gli americani di chi sposa in alto loco o partner affluenti), bambini a cascata, un divorzio e-che-sarà-mai, una vita varia tra le Repubbliche, cariche importanti, in apparenza poca fatica di vivere, e anche poco dolore politico; Casini possiede un talentaccio democristiano per la navigazione a vista, per la sopravvivenza, né la vita pubblica lo ha messo in condizioni di dover far troppo soffrire gli altri, la sua lealtà non è mai stata veramente messa alla prova (ci si limita a presumerla inesistente), i voti glieli hanno sempre portati gli altri e il granaio era nella Sicilia di Cuffaro, gli si legge in viso una certa soddisfazione di sé che deve dar molto fastidio agli invidiosi e ai frustrati, ed è invece un
fattore di buonumore per tutti gli altri. Quando Berlusconi lo scaricò in un batterd`occhio, perché nella sua ingenuità maliziosa il giovane ex presidente della. Camera gli aveva fatto capire alla vigilia
delle elezioni politiche che tutto sommato era venuto il momento di cedere a lui stesso il timone, suggerimento parecchio intempestivo a dimostrare che ogni limite ha la sua furbizia (come direbbe Totò), Pierferdi non si mosse di pezza, restò dov`era con la protezione di Camillo Ruini, sfruttò tutti i larghi spazi di potere televisivo e di stampa concessi a un broker di potere che un giorno forse verrà utile avere per amico, e si tenne stretta la sua rendita di posizione, divenendo irrilevante nello scacchiere parlamentare, ma restando vivo. Ora sta sbagliando, credo, con questa improvvisazione della politica dei due forni. I giornali sono pigri, gli accreditano il calco della gloriosa predisposizione della vecchia De a fornirsi di voti e sostegni per i suoi governi in diverse direzioni, dai centristi alle destre quando era il caso, dai socialisti ai comunisti quando il caso faceva girare la ruota. Ma "per i suoi governi", questo è il punto. La politica democristiana dei due forni aveva una sua grandezza perché inchiodava l`Italia alla perpetuazione di un potere, quello della Dc, che l`aveva trasformata e la reggeva dentro i confini di un regime morbido ma di stoffa immarcescibile.
La politica dei due forni era la richiesta ambigua e a mani libere di appoggi per governare, quella odierna di Casini sembra invece una politica del doppio ascaro, una disponibilità a portare acqua
al governo degli altri con qualche contropartita di serie B.
 
Pierferdi, forse anche per gusto o inclinazione personale, per una impronta laica chissà dove e come coltivata, ha cinicamente scelto di non partecipare in alcun modo alla discussione sul cristianesimo
come elemento dello spazio pubblico plurale nell`Italia e nell`Europa contemporanee.
Non che sia un mistico, uno spiritualista, è un credente sodo, di quelli che come diceva Montanelli parlano col prete più spesso che con Dio, ma nel suo cinismo penso ritenga perdente, dunque assurdo, ogni capriccio etico, ogni torsione non utilitaristica del discorso della Montagna.
E va bene. Ma che la politica del doppio ascaro lo abbia condotto ad allearsi in Piemonte con Silvio Viale, mentre presuntivamente combatte la Bonino a Roma, molto presuntivamente, è un gesto di molle subalternità che non finisce di stupirmi.

da Il Foglio del 1 febbraio 2010.