venerdì 26 febbraio 2010

Marco (Travaglio) a lezione di giornalismo

Il sequel sul grande giornalista di cronaca giudiziaria ed il suo maestro continua...

Qualche mese fa scrissi che prima o poi Michele Santoro e Marco Travaglio avrebbero litigato. Il conduttore di Annozero replicò con un insulto. Non lo querelai perché non amo chi fa i soldi con le sentenze e anche per rispetto di una vecchia amicizia finita per ragioni politiche.

Lo scambio di lettere fra Santoro e Travaglio, pubblicato ieri dal Fatto quotidiano, non è una vera e propria lite ma rivela una grande divaricazione fra l’uno e l’altro. Ci sono molte punture di spillo, qualche sciabolata, molte accuse incrociate, qualcosa fra i due si è incrinato anche se sono, ancora per un po’, costretti a coesistere per ragioni editoriali (e Travaglio ha confermato ieri che resta ad Annozero).

Non mi compiaccio per aver previsto il conflitto né mi appassiona il finale d’opera. Vorrei solo invitare i lettori a non sottovalutare quello che è successo perché ci aiuta a uscire dagli schemi tradizionali di lettura del mondo giustizialista. La posizione di Santoro è una posizione più liberale. Santoro è fazioso ma ama il contraddittorio, appena vede uno diverso da lui si incuriosisce. Travaglio ha una cultura precettiva, di qua il bene di là il male. Tutto ciò è venuto fuori con chiarezza leggendo l’epistolario.

Ricapitoliamo i fatti. Giovedì scorso, durante la puntata di Annozero, Maurizio Belpietro e Nicola Porro hanno contestato nuovamente a Travaglio le vacanze con un signore poi accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Travaglio ha replicato. Sono volati insulti. Poi Travaglio ha perso carta e penna e ha scritto una lettera a Santoro sostanzialmente accusandolo di non averlo difeso e chiedendogli di fare qualcosa per tutelare la sua onorabilità pena l’abbandono della trasmissione. Santoro ha replicato ieri con grande rudezza e forza argomentativa.

Nella sua replica Santoro dapprima si è dichiarato dispiaciuto per l’eventualità dell’abbandono aggiungendo che «tuttavia non sarebbe una tragedia o una catastrofe irreparabile».
Le parole più forti sono state però quelle dedicate alla critica di Travaglio al format di Annozero: «… Quando dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza». E ha aggiunto, allargando il fronte polemico: «Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores D’Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere o accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell’Agcom. Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul “pollaio”. Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show».
Dopo aver sistemato Travaglio e i suoi amici, Santoro ha difeso l’idea della trasmissione ricca di contrasti e non di verità preordinate illustrando questa filosofia: «Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi “trombettieri”, ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrasto e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo… quelli che mettono la loro purezza e il loro senso dell’onore prima della libertà; la legge e le regole prima della libertà; la verità prima della libertà».

Nel mondo giustizialista si confrontano queste due culture. L’una che preferisce lo scontro fra opinioni appassionate, l’altra esprime una volontà palingenetica che è al fondo autoritaria. L’una che vive le contraddizioni considerandole una risorsa («Maurizio Belpietro o Ghedini o Porro non sono soltanto il prezzo pagato alla par condicio - scrive Santoro - ma rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile»), l’altro che se ne infastidisce. Nel mondo giustizialista c’è un grumo di verità che riguarda il rispetto della legalità, solo che per alcuni va affermato con il dibattito, per altri con la demonizzazione dei diversamente orientati.

Lo scontro fra Santoro e Travaglio non è, quindi, solo l’esito della difficile convivenza fra due prime donne, ma il confronto fra due modi diversi di intendere l’informazione e la politica. Sia pure con molte differenze è lo stesso scontro che sta dilaniando l’Italia dei valori sul caso De Luca (il candidato del centro sinistra per la Regione Campania) fra il radicalismo fondamentalista dello stesso Travaglio e di De Magistris e il realismo di Di Pietro che ha scelto di baciare il rospo. Forse però il tema vero è un altro. Forse quando diciamo “mondo giustizialista” anche noi semplifichiamo troppo una realtà che, per fortuna, si presenta con molte facce non tutte riassumibile in semplici formule politiche. Fra gli eserciti che si combattono in uniforme, ogni tanto la scena è occupata anche dagli “irregolari” e Santoro è uno di questi.

di Peppino Caldarola, da Prima Pagina de Il Riformista del 24 febbraio 2010