venerdì 26 febbraio 2010

Ecco uno dei miliardari all'italiana

Carlo De Benedetti, o meglio, l'Ingegnere, è, notoriamente, un miliardario. Ma all'italiana. La concorrenza non gli piace e continua a incassare gli aiuti dallo Stato che i suoi concorrenti esteri non sanno neanche cosa siano.
Questa anomala situazione, che fa il paio col tanto decantato conflitto d'interessi,  è la prova provata che il presidente del consiglio, On. Berlusconi, non sa fare fino in fondo gli interessi generali dello Stato che, casualmente, coinciderebbero con i suoi personali. 
Lui giudici amici che lo proteggono non ne ha...
Ecco quanto scrive la filiale italiana di un giornale USA, on line e gratuito. 

De Benedetti è per l'informazione a pagamento, noi no!

Carlo De Benedetti, Presidente del Gruppo Espresso, ha scritto una lettera al Sole 24 Ore che si propone di smuovere le acque nel settore dell'editoria online italiana. La sua ricetta è piuttosto semplice: obbligare Google e gli Internet Provider a pagare gli editori e i detentori di copyright, riconoscendo diritti sulla pubblicità e di fatto sul traffico generato. Il tema è caldo e ce ne siamo già occupati in passato, ma forse oggi siamo di fronte a qualcosa di nuovo.

La posizione dell'ingegnere De Benedetti sarà probabilmente piuttosto condivisa negli ambienti dell'editoria tradizionale, ma online non può che stimolare alzate di sopracciglio - almeno fra gli addetti ai lavori.

La stampa cartacea è disabituata alla vera competizione: di fatto vive in una sorta di "Isola che non c'è" profumatamente pagata dai contribuenti. Secondo le stime di Beppe Lopez, autore de "La Casta dei giornali" (Ed. Stampa Alternativa/RAI Eri), le sovvenzioni annuali per l'editoria si aggirano intorno ai 700 milioni di euro. Nel grande baule del tesoro troviamo contributi diretti, credito d'imposta per la carta, agevolazioni postali, credito agevolato per gli investimenti, rimborso per il costo agenzie, contributi per il digitale, convenzioni, etc.

Insomma, il mercato è parzialmente drogato da capitali provenienti dallo Stato. Nel 2007, sempre secondo Lopez, le casse del Gruppo Espresso (La Repubblica) hanno ricevuto complessivamente 16.186.244 euro. Ovviamente la concorrenza non sta a guardare, perché se RCS (Corriere della Sera) ha raccolto 25.507.613 euro, nel 2006 Il Sole 24 Ore a bilancio indicava 19.222.787 euro - di cui 257.448 euro per Radio24. Tutti i giornali di fatto prendono delle sovvenzioni, e questo non vuol dire che sia totalmente ingiusto. Anche all'estero lo Stato si preoccupa che l'Informazione rimanga in vita e non soffra troppo i marosi dell'economia. Il problema, però, è che un conto è la sopravvivenza, un conto lo sperpero.
La stampa tradizionale che è sbarcata online non riesce a far quadrare i bilanci semplicemente perché gestisce strutture troppo onerose. Un quotidiano importante, di grande tiratura, e strategico per gli interessi di un paese, ovviamente non potrà mai rinunciare ad alcuni servizi fondamentali o a un organico adeguato. Gestire il bilancio di un'attività editoriale è certamente difficile, soprattutto in un paese dove pochi acquistano e leggono i giornali - e di conseguenza non hanno maturato gli strumenti per valutare la qualità dell'Informazione. Il Corriere e La Repubblica sono i quotidiani più diffusi in Italia con rispettivamente 566mila e 496mila unità (Fonte: Prima Comunicazione, 08/09). Numeri da far rabbrividire se si considera che il tabloid Bild sfiora i 3,5 milioni, il Sun raggiunge i 2,9 milioni, l'olandese De Telegraaf tocca i 702mila e l'austriaco Kronen Zeitung raggiunge gli 881mila, etc. Pura fantascienza tirar fuori i numeri dei quotidiani giapponesi: 14 milioni per Yomiuri Shimbun e 12milioni per Asahi Shimbun. Ma in questo caso la popolazione è di 127 milioni…

Ora, perché tutto questo divagare sui numeri e costi del cartaceo? Semplicemente perché sono dell'idea che prima di un confronto si debbano fare le presentazioni. Il mondo del cartaceo non è sincero e ha problemi di identità. Questo non vuol dire che il dibattito non possa essere all'altezza - anzi, a De Benedetti va riconosciuto il pregio di essere stato l'unico a esprimersi seriamente sulla questione - ma se una new-entry decide di scendere in campo a partita iniziata non si possono totalmente sconvolgere le regole del gioco. Obbligare provider e Google a distorcere la propria natura rimettendo in discussione un intero modello di business è una richiesta improponibile. Ma è ancora più inaccettabile continuare a non voler vedere che esistono milioni di progetti editoriali online nel mondo che non solo sopravvivono ma prosperano. È giusto fare le dovute proporzioni, e sottolineare il fatto che difficilmente una realtà totalmente online potrebbe fornire il medesimo servizio di un quotidiano di grido, ma è anche vero che i privilegi nel cartaceo sono troppi per il web. Stipendi, tempistiche di consegna, potenzialità di introito, dimensioni delle strutture e tanti altri elementi che condizionano l'attività di una redazione online non possono essere lontanamente paragonate a quello che succede in via Cristoforo Colombo 90 a Roma - sede de La Repubblica. Le firme di prestigio delle grandi testate godono di privilegi e trattamenti economici che i comuni freelance e redattori online si scordano. Questo non vuol dire che l'elite professionale non meriti un trattamento adeguato, ma semplicemente che al passo con i tempi questo non può essere fatto scontare all'intera categoria.

Noi di Tom's Hardware, come tantissimi altri siti Internet che fanno informazione, cerchiamo di impegnarci al massimo nel gestire i proventi generati dalla raccolta pubblicitaria per fornire un servizio gratuito e di qualità. Non siamo una bestia rara, ma semplicemente il frutto di un libero mercato dove la competizione è motore del tutto. Abbiamo dovuto partire da zero, scoprire un nuovo mercato, imparare a convivere con il cambiamento, e riscrivere le regole che governano il rapporto con il lettore. L'essere professionisti del web ti obbliga all'umiltà, e forse ti regala anche la capacità di individuare la giusta misura tra i diritti e i doveri nei confronti degli utenti.

Se per rendere sostenibili le attività online dei quotidiani cartacei bisogna tassare provider e Google, non è forse come chiedere l'ennesimo sovvenzionamento? Questa volta ai cittadini della Rete?

di Dario D'Elia
pubblicato martedì 26 gennaio 2010 a questo URL.