martedì 23 febbraio 2010

Politica&Palazzo

La stecca di Bersani al festival Raiset

Vedi com'è fatto (male) il Pd. Avevo appena pubblicato su Il Fatto (sabato) un articolo che conteneva una cauta apertura di credito a Pierluigi Bersani per la sua recente conversione viola. La sera stessa mi sono pentito di averlo scritto, dopo aver visto la drammatica performance del segretario del Pd sul palco del'Ariston. Per chi (fortunatamente per lui) se la fosse persa, le cose sono andate così. Mentre la serata stava finendo, fra un gorgheggio di Pupo e un pistolotto in busto di stecche di balena del manichino della Clerici, ad un certo punto, non si sa come, approdano sul palco del festival tre operai di Termini Imerese. Scelti male, visibilmente imbarazzati e stralunati, calati dal nulla come dei marziani, intervistati da Maurizo Costanzo con un tasso di passione civile pari a zero. Ecco, pensi, un'altra foglia di fico per accreditare il mito di Sanremo mangia-tutto, Termini imerese compresa. Quando il micro-talk operistico (de' noantri) sta per chiudersi, Costanzo tira fuori l'asso: "Vorrei sentire un paio di persone in platea....". E provate a immaginare chi? Costanzo dice: "Ecco... quel signore,... se gli date un microfono...". Quel signore è il povero Bersani. Che si alza con il vestito della festa, gessato blu (ma chi li veste i leader della sinistra?) fuori luogo e vagamente imbarazzato. Fa appena in tempo ad inanellare tre banalità colossali - va detto che dato il clima sarebbe stato difficile dire di meglio - e poi inizia ad essere bersagliato dai fischi. La faccia del leader del Pd è terrea, fa appena in tempo a dire ancora una mezza parola imbarazzata. Poi brontola sconfitto: "Beh... mi fermo qui". Dopodichè Costanzo fra un succinto predicchettino ai contestatori e da la parola ad un altro signore. Indovinate chi? Il ministro Scajola. C'è qualche fischio anche per lui, ma va detto che sciaboletta se la cava meglio. Alza la voce, non ci sta, dice quello che deve dire. Ora. Come è possibile subire con tanta rassegnazione lo sfregio di quattro baldraccone in pelliccia e di un pugno di loggionisti impasticcati da 500 euro a biglietto? Quella faccia rassegnata, quel gettare la spugna, quell'incapacità di tenere il punto del dramma nemmeno quando si parla di Termini Imerese dovrebbero suggerire a Bersani almeno un paio di cose. Primo: se uno non c'ha il fisico, non si mette a giocare a rugby fuori casa. Secondo: se uno non ha le palle, non si mette a fare il leader. Terzo: se la sinistra mostra meno grinta di Scajola persino quando si parla di operai è impossibile vincere. Ma la domanda più grossa è questa: davvero Bersani e i suoi spin doctor credevano che la conquista delle masse popolari potesse passare per l'espugnazione del festival di Raiset consacrato a Emamuele Filiberto e agli imbrillantinati di Amici?" Davvero non aveva intorno nessuno, il povero Pierluigi, che gli dicesse: "Meglio non andare, finisce che fai una figura da pirlone?". Se è così siamo davvero alla frutta.

di Luca Telese, da il Fatto del 21/2/2010