Da ieri è iniziato il tam tam dell'ex pm Di Pietro anche sul web, oltre che nei telegiornali e sui giornali, della solita canzoncina stonata che i giornali berlusconiani infangano la sua onorabilità e quella del suo partito (parafrasandolo diciamo: ma che ci azzecca il partito?)
Riporto per intero il lancio delle agenzie di stampa fatto oggi:
«Come al solito, anche questa volta, a ridosso delle elezioni, sulla carta stampata di Berlusconi tentano di infangare il mio nome e quello dell'Italia dei Valori, imbastendo finti scoop che non hanno nè capo nè coda». Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, annuncia querela a proposito di un articolo che apparirà domani sul settimanale 'Panorama'. L'ex pm ricorda che ha più volte ottenuto condanne per diffamazione e che i giudici hanno recentemente condannato le società del gruppo Berlusconi a 100 mila euro di danni. «Qualche settimana addietro - continua Di Pietro - ci avevano già provato con la storiella delle foto con Contrada e di fantomatici miei rapporti con la Cia e con la mafia italiana. Oggi 'Panoramà ci riprova utilizzando altre mie foto del tutto neutre che mi ritraggono con esponenti politici, di governo e con imprenditori bulgari, all'epoca in cui io ero parlamentare europeo con delega ai rapporti con i Paesi dell'Est. Il settimanale Panorama utilizza queste foto per sostenere che io avrei avuto a che fare con la mafia bulgara e con fantomatici servizi segreti stranieri». «I giornali di Berlusconi - conclude il Presidente IdV - farebbero meglio a riferire anche come vanno a finire queste loro accuse strampalate, e ciò con la solita condanna per diffamazione che, regolarmente, i giudici comminano. Come, per esempio, è avvenuto anche la settimana scorsa, allorchè le società del gruppo di Berlusconi sono state condannate due volte a pagarmi, complessivamente, 100 mila euro di danni, oltre alle spese processuali, per le diffamazioni perpetrate in occasione delle precedenti tornate elettorali. Così accadrà anche in questa occasione giacché, anche per quel che ha scritto oggi 'Panoramà, chiederò ancora giustizia ai giudici».
«Panorama», nel numero in edicola da domani, pubblicherà in esclusiva una fotografia scattata in Bulgaria «che ritrae Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, a tavola con un multimilionario in odor di mafia, un leader politico arrestato per terrorismo e un assessore a capo di un clan che faceva affari con droga e prostituzione». La foto, scrive il settimanale, venne scattata la sera del 19 agosto 2002 al Grand Hotel International di Zlatni Piasazi, località balneare sul Mar Nero, durante un concorso di bellezza. «Di Pietro, all'epoca europarlamentare, si trovava in Bulgaria in vacanza. Nell'immagine pubblicata da Panorama - si legge nell'anticipazione diffusa dal settimanale - davanti al politico dell'Idv siede Ilia Pavlov: un finanziere molto discusso che sette mesi dopo, il 7 marzo del 2003, viene ucciso da un sicario a Sofia con un colpo al cuore. Pavlov, come riferito a Panorama da diverse fonti, in Bulgaria era considerato il braccio economico della criminalità organizzata». «Ma anche gli altri commensali - si legge ancora nell'anticipazione - sono personaggi molto chiacchierati nel paese balcanico. A capotavola c'è Ahmed Dogan, leader del Movimento per i diritti e le libertà (Dps), il partito dei turchi. Nel 1986, mentre è a capo di un gruppo estremista, viene arrestato per attività terroristiche. Dogan rimane in galera per sei mesi e 15 giorni. Viene poi condannato a 10 anni. Ma nel 1989, dopo la caduta del comunismo, ottiene l'amnistia. Il partito di Dogan, in Bulgaria, è stato accusato di brogli elettorali». Alla sinistra di Di Pietro, invece - conclude la nota del settimanale - la foto pubblicata in esclusiva da «Panorama» ritrae Ivan Slavkov: all'epoca assistente di Dogan, poi assessore del partito Dps a Varna. Il 17 ottobre del 2008 Slavkov viene arrestato per sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e traffico di droga. Secondo i magistrati bulgari, è il capo di un'organizzazione di 80 persone che ha cominciato a delinquere nel 1996: sei anni prima dell'incontro con Di Pietro. Slavkov è tuttora in carcere».
«Panorama», nel numero in edicola da domani, pubblicherà in esclusiva una fotografia scattata in Bulgaria «che ritrae Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, a tavola con un multimilionario in odor di mafia, un leader politico arrestato per terrorismo e un assessore a capo di un clan che faceva affari con droga e prostituzione». La foto, scrive il settimanale, venne scattata la sera del 19 agosto 2002 al Grand Hotel International di Zlatni Piasazi, località balneare sul Mar Nero, durante un concorso di bellezza. «Di Pietro, all'epoca europarlamentare, si trovava in Bulgaria in vacanza. Nell'immagine pubblicata da Panorama - si legge nell'anticipazione diffusa dal settimanale - davanti al politico dell'Idv siede Ilia Pavlov: un finanziere molto discusso che sette mesi dopo, il 7 marzo del 2003, viene ucciso da un sicario a Sofia con un colpo al cuore. Pavlov, come riferito a Panorama da diverse fonti, in Bulgaria era considerato il braccio economico della criminalità organizzata». «Ma anche gli altri commensali - si legge ancora nell'anticipazione - sono personaggi molto chiacchierati nel paese balcanico. A capotavola c'è Ahmed Dogan, leader del Movimento per i diritti e le libertà (Dps), il partito dei turchi. Nel 1986, mentre è a capo di un gruppo estremista, viene arrestato per attività terroristiche. Dogan rimane in galera per sei mesi e 15 giorni. Viene poi condannato a 10 anni. Ma nel 1989, dopo la caduta del comunismo, ottiene l'amnistia. Il partito di Dogan, in Bulgaria, è stato accusato di brogli elettorali». Alla sinistra di Di Pietro, invece - conclude la nota del settimanale - la foto pubblicata in esclusiva da «Panorama» ritrae Ivan Slavkov: all'epoca assistente di Dogan, poi assessore del partito Dps a Varna. Il 17 ottobre del 2008 Slavkov viene arrestato per sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e traffico di droga. Secondo i magistrati bulgari, è il capo di un'organizzazione di 80 persone che ha cominciato a delinquere nel 1996: sei anni prima dell'incontro con Di Pietro. Slavkov è tuttora in carcere».
L'ex tutto, ora onorevole Di Pietro, ha già annunciato la querela, come l'altra fatta due anni fa contro Berlusconi che parlò della sua laurea che in soli due anni è gia arrivata a processo. Normali gentilezze e cortesie fra ex colleghi., ma non per un normale cittadino che vede passare anni ed anni prima di vedere la sua causa discussa da un magistrato.
Ecco il lancio d'agenzia:
Non si è neppure aperto ed è stato subito sospeso fino al 5 ottobre prossimo il processo per diffamazione contro Silvio Berlusconi, denunciato da Antonio di Pietro. Il caso, che doveva essere discusso davanti al giudice di pace di Viterbo, risale al 2008 quando Berlusconi non era ancora premier.
Il magistrato ha deciso di inviare gli atti alla Camera dei Deputati affinchè valuti se le frasi espresse dal Cavaliere durante un comizio elettorale il 26 marzo del 2008 a Viterbo, quando non era ancora capo del governo, siano coperte dal cosiddetto principio dell'insindacabilità. Principio secondo il quale un parlamentare non può essere chiamato a rispondere per le opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni.
Di Pietro, leader dell'Idv, aveva querelato Berlusconi per una serie di affermazioni ritenute offensive. Tra l'altro, Berlusconi, disse "Di Pietro si è laureato grazie ai servizi segreti, perché non è possibile che uno che parla così l'italiano abbia potuto superato gli esami"; "a Montenero di Bisaccia nessuno sapeva che si stava laureando, nemmeno i suoi genitori"; "Di Pietro mi fa orrore non tanto perché ha problemi con i congiuntivi ma perché non rispetta gli altri, ha mandato in galera italiani senza prove"; "Di Pietro rappresenta il peggio del peggio".
Il difensore di Berlusconi, l'avvocato Elisabetta Busuito, aveva chiesto l'applicazione diretta del principio dell'insindacabilità. Ma il Pm Laura Centofanti e il legale di Antonio Di Pietro, l'avvocato Maria Raffaela Talotta, si sono opposti. Secondo quest'ultima, le frasi offensive espresse dal premier, essendo riferite alla vita privata di Di Pietro, non avrebbero alcuna attinenza con l'attività parlamentare. Sarà quindi la Camera dei Deputati a decidere se il processo per diffamazione contro Berlusconi dovrà essere celebrato o no. Tuttavia, il giudice, secondo la legge 140 del 2003, qualora dovesse dissentire dalla decisione parlamentare, potrebbe sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Il magistrato ha deciso di inviare gli atti alla Camera dei Deputati affinchè valuti se le frasi espresse dal Cavaliere durante un comizio elettorale il 26 marzo del 2008 a Viterbo, quando non era ancora capo del governo, siano coperte dal cosiddetto principio dell'insindacabilità. Principio secondo il quale un parlamentare non può essere chiamato a rispondere per le opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni.
Di Pietro, leader dell'Idv, aveva querelato Berlusconi per una serie di affermazioni ritenute offensive. Tra l'altro, Berlusconi, disse "Di Pietro si è laureato grazie ai servizi segreti, perché non è possibile che uno che parla così l'italiano abbia potuto superato gli esami"; "a Montenero di Bisaccia nessuno sapeva che si stava laureando, nemmeno i suoi genitori"; "Di Pietro mi fa orrore non tanto perché ha problemi con i congiuntivi ma perché non rispetta gli altri, ha mandato in galera italiani senza prove"; "Di Pietro rappresenta il peggio del peggio".
Il difensore di Berlusconi, l'avvocato Elisabetta Busuito, aveva chiesto l'applicazione diretta del principio dell'insindacabilità. Ma il Pm Laura Centofanti e il legale di Antonio Di Pietro, l'avvocato Maria Raffaela Talotta, si sono opposti. Secondo quest'ultima, le frasi offensive espresse dal premier, essendo riferite alla vita privata di Di Pietro, non avrebbero alcuna attinenza con l'attività parlamentare. Sarà quindi la Camera dei Deputati a decidere se il processo per diffamazione contro Berlusconi dovrà essere celebrato o no. Tuttavia, il giudice, secondo la legge 140 del 2003, qualora dovesse dissentire dalla decisione parlamentare, potrebbe sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Ebbene, l'onorevole Di Pietro, questo grande campione di correttezza e moralità, non ha mai querelato il giornalista Filippo Facci che ha detto e scritto di più e di peggio, sia di Berlusconi che dei suoi giornali, nel libro intitolato:
Di Pietro, La storia vera.
Per lasciare traccia ancor più indelebile sul web di quanto scritto da Facci, pubblicherò alcuni capitoli del libro, i cui fatti narrati dimostrano l'esistenza di un altro Di Pietro, quello vero da cui il titolo del libro: DI PIETRO, LA VERA STORIA.
Un signore che gli italiani non conoscono affatto, e chi lo conosce, fa finta di non conoscerlo. Mi riferisco al giornalista Michele Santoro il cui giornale campano che diresse, La Voce della Campania, ora La Voce delle Voci, sull'ex pm ne racconta delle belle e non mi risulta che abbia querelato il giornale subissandolo di richieste milionarie per danni morali.
Questo è il link alla pagina col sommario di quanto pubblicato, dalla Voce delle Voci, su Di Pietro o sul suo partito Italia de Valori.
Per comodità ne riporto alcune "perle" dipietresche, la cui lettura di aprirà gli occhi sull'uomo ex tutto che vorrebbe essere anche ex presidente del consiglio prima e della repubblica poi, prima di passare va miglior (?) vita.
Questa è l'ultima in ordine di tempo:
Prendo atto delle smentite della Signora Fusco e dell'On. Paladini ma confermo quanto sostanzialmente scritto. La signora Marylin Fusco e' donna di indubbie capacita' ma ritengo che sia per nulla diffamatorio pensare che la sua rapidissima ascesa nell'Idv sia molto probabilmente dovuta anche al notorio rapporto sentimentale che la lega all'On.Paladini, il cui potere all'interno del partito e' per ora incontrastato. Esistono decine di testimonianze di militanti Idv che possono confermare il forte impulso e sostegno garantito alla candidatura della signora Fusco da parte dell'On. Paladini e dei suoi collaboratori, sostegno e impulso non sempre graditi dalla base del partito. La stessa cosa sta avvenendo in occasione della campagna elettorale delle regionali 2010.
Correggo invece, scusandomi per l'imprecisione, la notizia che la Fusco e' componente del cda della Carige: e' infatti componente della Fondazione Carige, progetto Giovani.
Prendo atto inoltre della smentita relativa alle riprese del film, notizia riportata comunque con il condizionale, segno di una sua incerta definizione. Confermo tuttavia che l'On. Paladini in privato ha piu' volte vantato la sua amicizia con Piersilvio Berlusconi.
Confermo altresi' che Pierluigi Porazza e' stato nominato a Sviluppo Genova in quota all'Idv cosi' come notorio e' il legame di amicizia che lo lega all'On. Paladini.
Confermo che l'On. Paladini ha chiesto di avere un posto nel Cda della societa' che nascera', se nascera', dalla fusione Iride Enia.
Confermo che Paladini si recava al lavoro, non importa se in Questura o no, con una Porsche, notizia, a Genova, di pubblico dominio.
Correggo invece la notizia che l'On. Paladini sia egli stesso proprietario di cave. In realta' e' sua madre ad esserlo.
Confermo che Contino e' un collaboratore e autista di Paladini, anch'esso fatto di pubblica evidenza. Prendo atto che la denuncia della sua ex moglie e' stata ritirata, ma evidentemente questa denuncia c'era stata e dunque la notizia non era falsa.
Confermo che Patrizia Saccone e' stata denunciata per ricettazione di un cellulare, denuncia, che, tuttavia, ho appreso nel frattempo, potrebbe essere stata ritirata.
Correggo invece, scusandomi per l'imprecisione, la notizia che la Fusco e' componente del cda della Carige: e' infatti componente della Fondazione Carige, progetto Giovani.
Prendo atto inoltre della smentita relativa alle riprese del film, notizia riportata comunque con il condizionale, segno di una sua incerta definizione. Confermo tuttavia che l'On. Paladini in privato ha piu' volte vantato la sua amicizia con Piersilvio Berlusconi.
Confermo altresi' che Pierluigi Porazza e' stato nominato a Sviluppo Genova in quota all'Idv cosi' come notorio e' il legame di amicizia che lo lega all'On. Paladini.
Confermo che l'On. Paladini ha chiesto di avere un posto nel Cda della societa' che nascera', se nascera', dalla fusione Iride Enia.
Confermo che Paladini si recava al lavoro, non importa se in Questura o no, con una Porsche, notizia, a Genova, di pubblico dominio.
Correggo invece la notizia che l'On. Paladini sia egli stesso proprietario di cave. In realta' e' sua madre ad esserlo.
Confermo che Contino e' un collaboratore e autista di Paladini, anch'esso fatto di pubblica evidenza. Prendo atto che la denuncia della sua ex moglie e' stata ritirata, ma evidentemente questa denuncia c'era stata e dunque la notizia non era falsa.
Confermo che Patrizia Saccone e' stata denunciata per ricettazione di un cellulare, denuncia, che, tuttavia, ho appreso nel frattempo, potrebbe essere stata ritirata.
Altro passaggio:
(...) UNA DECISIONE VERGOGNOSA
Mi e' capitato di leggere poco fa un comunicato di due esponenti di Rifondazione - Russo Spena e Nicota - sulla decisione della giunta per le autorizzazione a procedere del parlamento di non concedere l'insindacabilita' per le opinioni espresse dal collaboratore del vostro giornale ed ex parlamentare Francesco Caruso.
Una decisione - voluta soprattutto dagli esponenti di IdV e del PD - che ritengo grave in un Paese dove lo stesso parlamento non concede l'autorizzazione a procedere per reati gravi che riguardano corruzione e mafia.
Per di piu' qualche giorno fa (27 aprile 2009) il Parlamentare Tonino Di Pietro, accanito nemico del movimento No global (ricordate la storia della commissione d'inchiesta sui fatti di Genova) non ha rinunciato all'immunita' parlamentare che il parlamento europeo ha deciso di concedergli nell´ambito di un procedimento per diffamazione avviato da Filippo Verde presso il Tribunale Civile di Roma. E' lo stesso Di Pietro che durante la vicenda delle inchieste sulle intercettazioni che interessarono suo figlio attacco' duramente Maurizio Gasparri (dal SOLE24ORE DEL 27 DICEMBRE 2008) con queste parole: «Gasparri insiste con le diffamazioni, pensando di farla franca solo perche' e' un deputato. Lo citero' in giudizio sperando che non voglia avvalersi dell'immunita' parlamentare».
E' lo stesso Di Pietro che, giustamente, ha paragonato Berlusconi a un "caudillo" argentino, ma e' lo stesso Di Pietro che si e' comportato sui fatti di Genova, e non solo, come un poliziotto cileno. (...)
Mi e' capitato di leggere poco fa un comunicato di due esponenti di Rifondazione - Russo Spena e Nicota - sulla decisione della giunta per le autorizzazione a procedere del parlamento di non concedere l'insindacabilita' per le opinioni espresse dal collaboratore del vostro giornale ed ex parlamentare Francesco Caruso.
Una decisione - voluta soprattutto dagli esponenti di IdV e del PD - che ritengo grave in un Paese dove lo stesso parlamento non concede l'autorizzazione a procedere per reati gravi che riguardano corruzione e mafia.
Per di piu' qualche giorno fa (27 aprile 2009) il Parlamentare Tonino Di Pietro, accanito nemico del movimento No global (ricordate la storia della commissione d'inchiesta sui fatti di Genova) non ha rinunciato all'immunita' parlamentare che il parlamento europeo ha deciso di concedergli nell´ambito di un procedimento per diffamazione avviato da Filippo Verde presso il Tribunale Civile di Roma. E' lo stesso Di Pietro che durante la vicenda delle inchieste sulle intercettazioni che interessarono suo figlio attacco' duramente Maurizio Gasparri (dal SOLE24ORE DEL 27 DICEMBRE 2008) con queste parole: «Gasparri insiste con le diffamazioni, pensando di farla franca solo perche' e' un deputato. Lo citero' in giudizio sperando che non voglia avvalersi dell'immunita' parlamentare».
E' lo stesso Di Pietro che, giustamente, ha paragonato Berlusconi a un "caudillo" argentino, ma e' lo stesso Di Pietro che si e' comportato sui fatti di Genova, e non solo, come un poliziotto cileno. (...)
[Fonte]
Altra nomination:
(...) Per fortuna, a salvare i destini della Sinistra che non c'e' piu', impegnata tra cashemere e fitness, ci pensa il piu' autentico bolscevico che le campagne d'Italia abbiano prodotto nell'ultimo ventennio, Di Pietro. Braccia muscolose, petto in fuori, mascella volitiva, tempra contadina, eccolo, il superpoliziotto senza macchia e senza paura, quello che sbatteva in gattabuia i mostri di Tangentopoli gettando le chiavi. Delle imprese del rampollo Cristiano - ampiamente riprese dai media - la Voce ha scritto nel numero di ottobre 2008 (la sai l'ultima? si dimette dall'Idv di papa', ma non lascia la poltrona in Provincia!). All'ex toga appena scesa nell'agone politico, nel 1995, avevamo invece dedicato una cover story, dettagliandone svariate imprese, nonche' alcune amicizie massoniche (vedi oggi Formisano, Di Nardo e C.). Lui, l'anti P2 de piazza Navona e storico amico del picconator Cossiga. Da Gramsci al Tonino nazionale, e' un passo un po' lungo da digerire. Vero, Berlinguer?
[Fonte]
Una perla su uomini e donne del suo partito:
(...) BARBATO INDIGESTO
Il primo congresso nazionale dell'IdV del 5-7 febbraio a Roma sara' una parata celebrativa per esaltare Antonio Di Pietro. A questo stanno lavorando i gerarchi dipietristi. Non a caso (a meno di novita' dell'ultima ora) il deputato campano Francesco Barbato non potra' presentare la propria candidatura a leader del partito. La sua richiesta di iscrizione non e' stata accettata. Il motivo: non ha versato la quota associativa attraverso un bollettino postale. Inutili le spiegazioni dell'ex sindaco di Camposano, che pensava di pagare attraverso i prelievi mensili che il partito effettua sui suoi emolumenti di parlamentare.
E insieme a quella di Barbato, non e' valida nemmeno l'iscrizione di 200 militanti da lui portati. Il responsabile organizzativo, Ivan Rota, si trincera dietro motivi di privacy, ma di fatto ammette che le cose stanno cosi'.
Tanto irrigidimento burocratico tradisce il fastidio per una candidatura come quella di Barbato che, pur senza rappresentare un reale pericolo per la leadership dell'ex pm, avrebbe raccolto l'area del dissenso interno e sarebbe magari confluita con la mozione di Pancho Pardi, critica sul familismo e la scarsa trasparenza. Per un intollerante come Di Pietro sarebbe stata comunque una spiacevole macchia nell'immagine a tutto tondo che vuole dare di se'.
Se l'ex pm manterra' il suo veto a Barbato, la mozione del deputato campano verra' comunque presentata dai delegati della Base IdV, ovvero l'area del dissenso organizzato, che potrebbero anche contestare la regolarita' dei congressi provinciali, nei quali i delegati piu' che votati sono stati nominati dall'alto.
Intanto sabato 23 gennaio a Milano, nel corso dell'assemblea dei delegati lombardi, Barbato e' stato vivacemente contestato in sala dalla prima moglie di Di Pietro, Isabella Ferrara, tesoriera dell'IdV lombardo, mentre il coordinatore Sergio Piffari, quando Barbato al termine del suo intervento ha chiesto un bicchiere d'acqua, e' arrivato al punto di negarglielo.
E pensare che nella vita Piffari si occupa di ristorazione.
Il primo congresso nazionale dell'IdV del 5-7 febbraio a Roma sara' una parata celebrativa per esaltare Antonio Di Pietro. A questo stanno lavorando i gerarchi dipietristi. Non a caso (a meno di novita' dell'ultima ora) il deputato campano Francesco Barbato non potra' presentare la propria candidatura a leader del partito. La sua richiesta di iscrizione non e' stata accettata. Il motivo: non ha versato la quota associativa attraverso un bollettino postale. Inutili le spiegazioni dell'ex sindaco di Camposano, che pensava di pagare attraverso i prelievi mensili che il partito effettua sui suoi emolumenti di parlamentare.
E insieme a quella di Barbato, non e' valida nemmeno l'iscrizione di 200 militanti da lui portati. Il responsabile organizzativo, Ivan Rota, si trincera dietro motivi di privacy, ma di fatto ammette che le cose stanno cosi'.
Tanto irrigidimento burocratico tradisce il fastidio per una candidatura come quella di Barbato che, pur senza rappresentare un reale pericolo per la leadership dell'ex pm, avrebbe raccolto l'area del dissenso interno e sarebbe magari confluita con la mozione di Pancho Pardi, critica sul familismo e la scarsa trasparenza. Per un intollerante come Di Pietro sarebbe stata comunque una spiacevole macchia nell'immagine a tutto tondo che vuole dare di se'.
Se l'ex pm manterra' il suo veto a Barbato, la mozione del deputato campano verra' comunque presentata dai delegati della Base IdV, ovvero l'area del dissenso organizzato, che potrebbero anche contestare la regolarita' dei congressi provinciali, nei quali i delegati piu' che votati sono stati nominati dall'alto.
Intanto sabato 23 gennaio a Milano, nel corso dell'assemblea dei delegati lombardi, Barbato e' stato vivacemente contestato in sala dalla prima moglie di Di Pietro, Isabella Ferrara, tesoriera dell'IdV lombardo, mentre il coordinatore Sergio Piffari, quando Barbato al termine del suo intervento ha chiesto un bicchiere d'acqua, e' arrivato al punto di negarglielo.
E pensare che nella vita Piffari si occupa di ristorazione.
I mattoni dell'ex pm:
IMMOBILIARE DI PIETRO - NUOVA PUNTATA |
di Giulio Sansevero [ 20/04/2009] L'immobiliare Di Pietro esiste. La abbiamo scoperta a Montenero di Bisaccia. Il titolare pero' non e' il leader dell'Italia dei Valori e neanche suo figlio Cristiano, si chiama Bruno Di Bello e non e' un parente. Di Bello in passato era consigliere provinciale del partito di Tonino ed e' stato lui a intermediare l'ultimo acquisto dell'ex pm: un'altra masseria dirimpetto a quella di famiglia che gia' Antonio Di Pietro possiede in contrada Sterparone, nella natia Montenero. Il nuovo acquisto della ormai lunga catena di acquisizioni immobiliari di Di Pietro e' stato perfezionato il 4 aprile 2007 presso il notaio Vincenzo Greco di Termoli, che peraltro e' anche il sindaco della cittadina adriatica, in quota all'Italia dei Valori. Tutto fatto in casa insomma. La proprieta' era composta inizialmente da un terreno di due ettari e da due edifici per complessivi 100 metri quadri. Di Pietro li ha uniti ampliandone la superfice fino a 180 metri circa. Il prezzo pagato per l'acquisto e' basso, tra i 70 e gli 80 mila euro, ma a questo vanno aggiunte le spese per i lavori di ristrutturazione, che hanno superato, pare, i 120.000 euro. Dunque in tutto Tonino stavolta ha sborsato circa 200 mila euro. Con quest'ultima operazione i terreni di sua proprieta' arrivano intorno ai 20 ettari e, se si considera che confinano con quelli di sua sorella Concettina, i Di Pietro cominciano ad essere i veri padroni della contrada, anche se Tonino, non pago dei beni che e' riuscito a mettere al sole, sta cercando di acquistare altri terreni. Risulta infatti che abbia inoltrato diverse offerte ai proprietari di piccoli appezzamenti della zona, ricevendone per ora dei rifiuti. Evidentemente ha intenzione di potenziare la sua azienda agricola, con la quale produce grano e olio, e magari progetta davvero di ritirarsi a Montenero una volta lasciata la politica. Lo fa pensare il fatto che recentemente si sia iscritto all'albo degli imprenditori agricoli, cosa che gli consente di incassare il notevole vantaggio fiscale di pagare nelle transazioni immobiliari del tipo di quella portata a termine nel 2007, non il 20% di tasse come tutti, ma solo l'1%. cristiano in villa Non e' questo pero' l'ultimo acquisto della famiglia Di Pietro. A cavallo tra il 2007 e il 2008 Cristiano ha comprato dal costruttore Idelmo Lallopizzi due lotti di terreno situati in contrada Giancola Lemme a Montenero di Bisaccia. Misurano 700 metri quadri l'uno e sono pronti per essere edificati. Il primogenito di Tonino, che ha intenzione di costruirci una villa dove trasferirsi con la moglie e i suoi tre figli, ne ha affidato il progetto ad un ingegnere che risulta essere il marito di Simona Contucci, militante dell'Italia dei Valori e figlia di Anita Zinni, la numero uno del partito a Sulmona e, soprattutto, una sorta di seconda mamma di Cristiano. La Zinni e' infatti l'insegnante che aiuto' il futuro poliziotto a preparare nel 1996 l'esame di maturita', quando in un istituto di Pratola Peligna gli fu addirittura consentito di sostenere la prova a porte chiuse. In virtu' degli indici di cubatura previsti dal piano regolatore, Cristiano potra' costruire una villa di 450 metri quadri circa su due piani. I due lotti sono stati pagati intorno ai 170 mila euro. La villa difficilmente potra' costarne meno di 500 mila. dimenticanze su libero E' un vero peccato che Antonio Di Pietro si sia dimenticato di citare anche queste due ultime acquisizioni nell'articolo pubblicato da Libero il 9 gennaio scorso e nel quale elencava le sue proprieta'. Gia' in quella occasione, quando tralascio' di citare l'appartamento acquistato per la figlia in via dei Partigiani a Bergamo, i conti non tornavano, risultando a noi (con beneficio d'inventario) che le uscite dal 1996 a oggi erano superiori alle entrate di circa 350 mila euro. E questo dando per scontato che sia vero quanto sostiene l'ex pm, ovvero che gli appartamenti della moglie Susanna Mazzoleni siano stati pagati da lei stessa o dalla famiglia paterna, come lascia intendere Di Pietro, e che i soldi della contessa Borletti siano effettivamente solo i 300 milioni dichiarati da Di Pietro e non gli oltre 900, come sostiene Panorama. Questi ultimi due acquisti dunque sbilanciano ancora di piu' i conti di Tonino. Si tratta infatti di altri 350 mila euro, con una ulteriore previsione di spesa del 150%. Torniamo alla solita domanda. Dove prende tutti questi soldi Di Pietro? Stavolta possiamo ipotizzare una risposta che non siano i soliti maligni sospetti messi in giro calunniosamente dai nemici di Tonino (ovvero che i soldi l'ex magistrato li abbia presi direttamente dalle casse del partito, generosamente rimpinguate ogni anno dalle rate dei rimborsi elettorali e sulle quali aveva imposto fin qui un controllo assoluto insieme alla tesoriera Silvana Mura). Accade infatti che qualche tempo fa Cristiano abbia confidato ad alcuni suoi amici di Montenero che suo padre una decina di anni fa ha acquistato un terreno di circa quaranta ettari a Timisoara, in Romania, nella zona aeroportuale della cittadina. La cifra pagata fu piuttosto bassa, tra le 500 mila e il milione di lire ad ettaro. In tutto meno di 40 milioni. Il colpo di fortuna di Tonino fu pero' che su quel terreno, qualche anno dopo, abbia messo gli occhi la Coca Cola rumena, che stava cercando spazi dove installare il suo ottavo impianto di imbottigliamento presente nel paese transilvanico. E cosi', dopo una trattativa neanche troppo laboriosa, il marchio con le bollicine piu' famoso del mondo, nel 2007, riusciva ad acquistare quel terreno, versando a Di Pietro un sacco di soldi, ovvero un milioncino di euro circa. Per il leader dell'Italia dei Valori un guadagno esponenziale, pari al 500%. Secondo Cristiano tutti i soldi spesi per le case vengono da li', cosi' come altri introiti arriverebbero a Di Pietro, sempre a sentire quanto rivelato dal primogenito, dall'affitto di un locale commerciale che l'ex magistrato ha acquistato a Praga insieme ad un appartamento. Il locale sarebbe infatti locato ad una pizzeria italiana. E' vero quanto ha raccontato Cristiano? Oppure si tratta di un'abile manovra per depistare i sospetti dei compaesani che stanno cominciando a chiedersi, come tutti d'altra parte, dove l'ex eroe di Mani Pulite trovi le risorse economiche per finanziare i suoi acquisti? Puo' per cortesia Antonio Di Pietro essere cosi' gentile da rispondere alle nostre domande? E' vero che ha acquistato e venduto un terreno a Timisoara in Romania? E' vero che possiede un appartamento e un locale commerciale a Praga? E puo' dirci per piacere come mai non ha citato nell'articolo su Libero l'acquisto di questa seconda masseria di Montenero? |
Tale padre, così il figlio:
CRISTIANO DI PIETRO / BMW E VALORI |
di Giulio Sansevero [ 05/02/2009] Prima di venire coinvolto nello scandalo delle raccomandazioni, Cristiano Di Pietro aveva chiesto ripetutamente l'abolizione delle Province, che considerava enti inutili e troppo costosi. Difficile dargli torto, soprattutto visto quello che lui e gli altri consiglieri della Provincia di Campobasso hanno combinato fino al 31 dicembre 2008. Dal primo gennaio infatti la legge 133 ha introdotto dei vincoli tassativi nel capitolo rimborsi spese per le trasferte. Prima che Giulio Tremonti chiudesse i rubinetti, i consiglieri di Campobasso hanno goduto pero' di rimborsi decisamente generosi. A chi di loro doveva recarsi dalla propria citta' di residenza alla sede della Provincia, il rimborso non veniva calcolato come nella stragrande maggioranza degli altri enti pubblici in base al costo della benzina diviso 5 e moltiplicato per il numero dei chilometri percorsi, bensi' in base alla cilindrata e ai cavalli dell'auto del consigliere; cosicche' era venuta a crearsi la perversa situazione che piu' l'auto era potente, piu' il fortunato eletto guadagnava e piu' l'ente pubblico spendeva. E indovinate con che auto viaggiava il rampollo del leader dell'Italia dei Valori? Con una Bmw 530, una lussuosa quattro ruote 3000 di cilindrata. In famiglia evidentemente piacciono le auto tedesche, al padre le Mercedes, al figlio le Bmw. Perche' prima della 530, il buon Cristiano aveva scorazzato con un altro modello della casa tedesca, la X5, un Suv anch'esso 3000 di cilindrata. E quando aveva acquistato la prestigiosa macchinona? Proprio in coincidenza dell'elezione in consiglio provinciale, quando si libero' della piu' modesta Fiat Ulysse regalatagli dal papa'. L'ha fatto sapendo che avere un'auto molto potente sarebbe stato molto piu' conveniente? Non lo possiamo dire, ma il sospetto resta. Il buon Cristiano non e' il solo ad essere appassionato di auto di grande cilindrata. Anche molti altri consiglieri lo sono. Tra questi il presidente della Provincia, Nicolino D'Ascanio, anche lui di Montenero di Bisaccia, il quale si reca ogni giorno in ufficio a bordo di una lussuosa Bmw 3000. Pur con la casacca del Pd, D'Ascanio alle politiche del 2008 ha fatto votare Italia dei Valori convinto che Di Pietro sarebbe confluito nel suo partito; oggi ha diritto all'auto blu con autista ma se ne e' avvalso solo per un breve periodo. Vedendolo alla guida della sua auto i concittadini hanno pensato, «che bravo, rinuncia all'auto blu per far risparmiare la Provincia». Ma non e' cosi', perche' in realta' l'ente ha speso di piu'. Sapete quanto percepivano Di Pietro e l'amico D'Ascanio ogni volta che da Montenero si recavano nel capoluogo molisano? 200 euro. Una cifra niente male se paragonata a quanto avrebbero ricevuto se fosse stato applicato il criterio di rimborso vigente in tutti gli altri enti pubblici: poco piu' di 40 euro. Insomma, finche' e' durata, dal maggio 2006 al dicembre 2008, e' stata davvero una pacchia. Perche' quei 200 euro a viaggio andavano moltiplicati ogni mese per 22. Questo era, ed e', il numero di volte in cui un singolo consigliere si deve recare in Provincia. Accade infatti che se il Consiglio si riunisce non piu' di due o tre volte al mese, a tenere impegnati i consiglieri sono le preziose riunioni delle sette commissioni che impongono a ciascun eletto di recarsi presso gli uffici di Palazzo Magno non meno di 22 volte al mese. Il massimo possibile, visto che il tetto stabilito per legge e' di 23 riunioni mensili. Cristiano partecipava ai lavori di tre commissioni: quella dei capigruppo, (dopo le dimissioni non piu'), quella affari generali e quella statuto e regolamenti. A giudicare dal sito della Provincia di Campobasso la cui pagina “Regolamenti” e' completamente vuota, il lavoro di quest'ultima commissione (la piu' affollata, sono in 19) non dev'essere stato tanto. Ma sara' senz'altro colpa di una disfunzione telematica. Fatto sta che da quando si e' insediata l'attuale giunta di centrosinistra (che si regge grazie all'Udc) il numero delle riunioni delle commissioni e' aumentato e Cristiano fino a tutto il dicembre 2008 ha percepito ogni mese 4400 euro di rimborsi spese esentasse. A questi si debbono aggiungere i 35 euro di gettoni di presenza, cifra che va moltiplicata per circa 25 e che fa 875 euro. Insomma fino allo scorso dicembre Cristiano Di Pietro guadagnava, grazie anche alla potente auto di cui si era dotato, oltre 5200 euro al mese. Per un poliziotto in aspettativa niente male. Inutile ricordare che naturalmente e' tutto in regola e che Di Pietro jr. si e' limitato ad usufruire di norme che valevano per tutti. Il problema e' che anziche' chiedere l'abolizione delle Province per ridurre i costi della politica, Di Pietro poteva cominciare a viaggiare con un'auto di cilindrata inferiore, ingaggiando magari una battaglia per ridurre il numero delle riunioni di commissione. Ma non l'ha fatto e questo e' davvero un peccato. Il sospetto che dietro quel numero cosi' elevato di riunioni di commissione ci sia qualcosa da approfondire e' venuto, ad esempio, ai giovani del Pd; ma la giunta, in nome della privacy dei consiglieri, ha opposto un divieto alla loro richiesta di accesso agli atti. Perche' Cristiano non si impegna a rendere pubblici quei verbali? VENAFRO, ITALIA Che il Molise non sia mai stato per Antonio Di Pietro un fiore all'occhiello era chiaro da tempo. Anzi, possiamo dire che a casa sua l'ex pm ha sempre dato il peggio di se'. Nel 2001 si e' servito di Aldo Patriciello per raccogliere le firme per la lista delle regionali; dal 2006 al 2008 ha inciuciato con il governatore forzista Michele Iorio con il quale si e' spartito le poltrone del CdA dell'Autostrada del Molise; ha omesso di denunciare gli sperperi nella ricostruzione post terremoto; e a Venafro, la quarta cittadina del Molise, sta governando con il centrodestra. Artefice di questa unione contronatura e' il consigliere regionale dell'IdV Nicandro Ottaviano, originario proprio di Venafro. Tra i nomi che Cristiano avrebbe raccomandato a Mario Mautone - l'ex provveditore alle opere pubbliche in Campania e al centro dell'inchiesta della procura di Napoli su Global Service e dintorni - uno gli era stato segnalato proprio da Ottaviano: si trattava dell'ingegnere Nicola Carrassi, un professionista legato da sempre a Forza Italia ed ex assessore di una giunta di centrodestra di Venafro. Ottaviano, uno dei 79 membri dell'esecutivo nazionale del partito, e' il figlio di un ex sindaco Dc che prima di finire in coma irreversibile ha accumulato oltre 20 procedimenti giudiziari. In quel di Venafro - al cui cospetto il Far West e' la patria del diritto - gli ultimi due sindaci sono decaduti per incompatibilita', gli abitanti non pagano l'acqua perche' il Comune non riscuote le bollette e l'attuale sindaco di Forza Italia vive in una casa di proprieta' della madre dove non e' mai stata pagata la tassa per l'allaccio alle fogne e per oltre vent'anni la sorella ha incassato affitti di un capannone completamente abusivo. «Lo sport cittadino preferito, quello dell'abusivismo - commenta qualche dissidente in zona - e lo stesso Ottaviano lo pratica con passione». La villa dove abita con la moglie Anna Ferreri, gratificata con una consulenza da 40.000 euro dall'allora ministro delle Infrastrutture Di Pietro, e' sconosciuta al catasto. La particella 403 del foglio 19 appare classificata come un terreno “seminativo”. Si tratta di 5120 metri quadrati acquistati dalla giovane coppia il 17 luglio 2003 nell'ambito di un frazionamento. Su quest'area i coniugi Ottaviano hanno edificato in 18 mesi la loro bella abitazione, dando il via ai lavori non appena Nicandro e' stato eletto consigliere regionale. «E' stata costruita su un terreno agricolo grazie ad un espediente molto usato a Venafro. Si chiama asservimento - spiega un tecnico - e consiste nell'acquistare le cubature di altri terreni agricoli magari distanti, trasferendole in quello dove si vuole costruire una casa e dove, per i limiti imposti alle costruzioni rurali, le cubature non sarebbero state sufficienti. Poi si fa un progetto in cui si scrive semenzaio al posto di salotto, stalla al posto della camera da letto e si confida nella complicita' degli uffici competenti». Complicita' che puntualmente arriva. Tutta Venafro e' stata costruita cosi', rincarano ancora la dose. In base ad una finzione - viene spiegato - che ha visto trasformare di soppiatto costruzioni agricole destinate a chi lavora i campi in civili abitazioni. Chi dovrebbe verificare abusi di questo tipo e' il responsabile dell'Ufficio urbanistica che pero' e' il suocero di un assessore dell'Italia dei Valori, Adriano Iannaccone. Andra' a controllare come mai la villa di Ottaviano sorge su un terreno agricolo? Se il consigliere regionale dell'IdV paga la tassa sull'immondizia oppure quella sugli scarichi fognari? E il pupillo di Di Pietro come fara' a dichiarare nel 740 la sua bella villa fatta passare per casa rurale se essendo sconosciuta al catasto non dispone di una rendita catastale? E' l'Italia dei Valori sconosciuti. Anche al catasto. [Fonte] I muri e i mattoni: |
Altre perle del grande moralizzatore: [Fonte] Mi fermo qui, altrimenti potrei riempire qualche centinaio di pagine. |