lunedì 8 marzo 2010

Questa notizia è a conoscenza di Di Pietro?

L'ex tutto Di Pietro che ha deciso di turarsi il naso ed appoggiare il candidato PD a Governatore della Regione Campania, De Luca, ha letto questa notizia?

Quello che ha detto il sindaco di Salerno, candidato dalle sinistre a governatore della Campania,  è, in pratica è una minaccia "mafiosa" secondo i parametri concettuali dell'ex tutto Di Pietro e del suo amico supergiornalista Travaglio, destinatario della frase.
    
Se di notte Travaglio e De Luca
di Massimiliano Gallo

Chi di notte ferisce, di notte perisce. Se fosse una querelle tra vecchi amici, verrebbe da liquidare così l'attacco di Vincenzo De Luca a Marco Travaglio. Ma poiché si tratta di personaggi pubblici e, soprattutto, poiché questa campagna elettorale di tutto ha bisogno tranne che di minacce fisiche, cerchiamo di essere più seri.

Breve preambolo. 

Alle regionali campane il centrosinistra ha candidato De Luca, sindaco di Salerno del Pd dai modi piuttosto sbrigativi che piacciono tanto a destra. Sennonché, De Luca è stato rinviato a giudizio per reati quali truffa e abuso d'ufficio. Per questo, Travaglio lo ha più volte attaccato. L'altra sera De Luca ha risposto. 
Ha utilizzato un'espressione poco felice, per usare un eufemismo. 
«Ho sentito quel grandissimo sfessato di Travaglio: spero di incontrarlo di notte al buio». 
Per fargli cosa? Non era stato De Luca ad autoproclamarsi candidato anti-camorra? E ora che fa, usa il linguaggio dei camorristi? Insomma, stavolta il sindaco si è lasciato trascinare dall'ardore e farebbe bene a chiedere scusa.

Ieri mattina il Fatto Quotidiano ne dava notizia in prima pagina, ricordando che Travaglio ha dato incarico ai suoi avvocati di denunciare De Luca per minaccia. 
Quel che il giornalista (Travaglio, NdB) non ha ricordato è che anche lui, pochi anni fa, usò un'espressione simile al riguardo di Renato Curcio e Adriano Sofri. «Implorino l'indulgenza plenaria da quello Stato borghese che ancora vent'anni fa sognavano di rovesciare. Ma lo facciano alla chetichella, dietro le quinte, con un fil di voce, lasciando perdere le tv e i giornali, che non fanno per loro. E quando usciranno di galera, lo facciano in punta di piedi, strisciando contro i muri magari nottetempo, senza farsi vedere né sentire. Poi, possibilmente, evitino di impartire lezioni, di pubblicare articoli, libri, memoriali, mie prigioni... Meglio che scompaiano dalla circolazione. Perché a qualcuno, sentendoli ancora parlare, potrebbe venire la tentazione di ripensarci e di andarli a cercare. Lievemente incazzato». Chi di notte ferisce...

da Il Riformista , Prima Pagina di sabato, 6 marzo 2010