giovedì 23 settembre 2010

Vittorio Emanuele: assolto per la vicenda videopoker!

Questa la notizia che capeggiava ieri sulle prime pagine di tutti i giornali della penisola. 
Adesso, naturalmente, ci sarà la sua richiesta di danni con risarcimento milionario, come fece Andreotti, e a pagare sarà,  come sempre, lo Stato, ovvero noi, il popolo bue, anziché chi sbagliò a farlo arrestare con accuse inesistenti per come ha sancito la sentenza di un Giudice.
Chi fu, dei pubblici ministero mediatici, a compiere l'errore?
Il principe finì in carcere su iniziativa del pm Henry John Woodcock.
Perché Woodcock non paga personalmente il suo sbaglio? 
La risposta è più che ovvia, ma occorre un altro post per dettagliarla. Mi limito a riportare l'articolo dell'ANSA sulla vicenda del principe.

E' stato assolto, con la formula "perché il fatto non sussiste" , Vittorio Emanuele di Savoia e con lui gli altri cinque imputati nel processo per la vicenda dei nulla osta legati ai videopoker, caso scoperto nel 2006 dalla magistratura di Potenza tanto che il principe finì in carcere su iniziativa del pm Henry John Woodcock. La sentenza di proscioglimento è stata pronunciata dal gup Marina Finiti.

Secondo l'accusa, a partire dal 2004, i sei avrebbero messo in piedi un'associazione per delinquere "impegnata nel settore del gioco d'azzardo fuori legge, attiva nel 'mercato illegale dei nulla osta' per l'istallazione di videopoker procurati e rilasciati dai Monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso".

A sollecitare, nella capitale, il processo per il figlio dell'ultimo Re d'Italia, e per le altre cinque persone, era stato il pm Andrea De Gasperis, oggi procuratore capo di Latina. Una vicenda approdata a Roma dopo che il tribunale di Potenza si spogliò del caso invocando la propria incompetenza territoriale. Accusati oltre a Vittorio Emanuele, erano anche Rocco Migliardi, Nunzio Laganà, suo stretto collaboratore, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca. "L'esito assolutorio di oggi conferma definitivamente - afferma l'avvocato Vincendo Dresda, legale di Bonazza - quanto già statuito nelle archiviazioni precedenti in ordine alle imputazioni connesse e consente di ribadire con maggior forza che gli arresti eseguiti quattro anni fa si fondavano su accuse inconsistenti".



N.B:

Anche se a chiedere il processo a febbraio, quando il fascicolo era stato trasferito da Potenza a Roma per competenza territoriale, era stato il pm Andrea De Gasperis, il “Savoiagate” era stato comunque opera di Henry John Woodcock. 

Ma in aula il pm Giancarlo Amato ha preferito sollecitare l'assoluzione

Se le accuse di Woodcock, soprannominato “il mastino”, erano inconsistenti, quanti tir di faldoni ha collezionato un’inchiesta durata quattro anni, come il Savoiagate e che si conclude con un «il fatto non sussiste»? Quante le persone utilizzate, la carta consumata, i cellulari impegnati e gli uffici occupati. Con Vittorio Emanuele di Savoia erano sotto accusa altre cinque persone: l’imprenditore messinese Rocco Migliardi, Nunzio Laganà, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca. 

Carriere interrotte e reputazioni a pezzi. Chi pagherà? 


[Fonte]