lunedì 11 luglio 2011

Analizzando questa sentenza ed applicandone il principio siamo tutti rei di qualcosa...

Pubblico quanto riportato dal quotidiano la Stampa di Torino in quanto mi ha colpito molto la forma concettuale, che rende responsabile Berlusconi colpevole al di la di ogni possibile logica giuridica basata su prove certe e inconfutabili e non come avviene il giudicato in Italia sul libero convincimento del giudice.

" I giudici: "Berlusconi corresponsabile nella corruzione"

La Corte d’Appello ridisegna il ruolo del premier nella vicenda che inchiodò il giudice Metta
 
«...E’ da dire che sarebbe assolutamente fuori dall’ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il dominus della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti...». Alla fine, insomma, è una questione di buon senso ma anche di prova provata, "facendo uso dei criteri di ragionevolezza e di normalità": il vero corruttore del giudice Metta, l’uomo che assegnò alla Fininvest nel 1991 la maggioranza delle azioni Mondadori, non fu tanto o soltanto l’avvocato d’affari Cesare Previti, ma il "dominus" del Biscione, ovvero Silvio Berlusconi. Il quale viene riconosciuto per la prima volta in una sentenza, sebbene solo civile, come "corruttore". E’ questa la vera bomba contenuta nel verdetto di 300 pagine con cui ieri i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno condannato Fininvest a risarcire il danno alla Cir dello "scippo" Mondadori con 560 milioni di euro.

Perché, pur ricordando che il Cavaliere nel processo penale sulla corruzione nel Lodo Mondadori venne prosciolto per intervenuta prescrizione, i giudici d’appello specificano molto bene che non si trattò affatto di un’assoluzione piena ma solo dell’applicazione di una norma giuridica, varata dal governo Berlusconi, che derubricando il reato da corruzione in atti giudiziari a corruzione semplice, aveva di fatto tagliato improvvisamente i tempi di prescrizione permettendo la concessione delle attenuanti anche in virtù del ruolo ricoperto di Presidente del Consiglio. Tanto che, ricordano sempre i giudici, quando il Premier ricorse in Cassazione cercando un’assoluzione piena, venne respinto con perdite. «Pertanto se il Berlusconi non è stato prosciolto nel merito dalla Corte - scrivono ora i giudici - è perché ad avviso della medesima non vi era l’evidenza, alla stregua del materiale probatorio allora disponibile, dell’innocenza dell’imputato».

Per questo è «da ritenere ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede, corresponsabilità che, come logica conseguenza, comporta il principio della responsabilità civile delle società capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore commesso nell’attività gestoria della società medesima, la responsabilità della stessa Fininvest». Una "corresponsabilità" che se può bastare ai fini civilistici per spiegare il senso della condanna risarcitoria, diventa a livello politico più che sufficiente per causare un nuovo definitivo terremoto. Il paradosso è che i giudici d’appello, affondano il coltello nella piaga della corruzione post lodo Mondadori proprio per rispondere al "sesto motivo d’appello" del ricorso Fininvest avverso la sentenza di primo grado con cui il giudice Raimondo Mesiano nel 2009 aveva condannato la società del Biscione a pagare ben 750milioni di euro più rivalutazioni e interessi.

Ma per il tribunale in fondo era un passaggio obbligato: ripercorrere tutta la vicenda storica per stabilire il peso delle lacrime e del sangue versato nella guerra dei 20 anni di Segrate, era l’unico modo per rispondere alle "doglianze" Fininvest che, sottolineano i giudici, «non prende in considerazione la complessità dei fatti analizzati dal tribunale nel suo insieme». Partendo dalla testimonianza di Stefania Ariosto per arrivare all’accertamento sui conti esteri del Biscione (All Iberian) fino a quelli svizzeri di Previti, su cui, nel febbraio del 1991, arrivarono i famosi 3 miliardi (2milioni e 732mila dollari) sparpagliati in diverse operazioni, una delle quali, 400 milioni di lire, servì per pagare il giudice Vittorio Metta, estensore materiale della sentenza del 1991 - scritta forse nello studio Acampora comunque al di fuori degli uffici del tribunale romano -, con cui la maggioranza delle azioni Mondadori passò sotto il controllo Fininvest.

Fatti accertati nelle sentenze penali che portarono alla condanna definitiva di Metta, Previti e degli altri avvocati “mediatori”: Acampora e Pacifico. E ora reinquadrati e allargati anche in una sentenza civile d’appello, le cui conclusioni «in ordine al ruolo svolto da Previti e da Berlusconi, consentono di ritenre assorbite le ragioni nell’appello incidentale condizionato svolto da Cir, per sostenere il coinvolgimento diretto di Fininvest nella corruzione Metta».

di Paolo Colonnello [Fonte]

Quindi, prendendo come metodologia di giudizio tale assunto:

E’ da dire che sarebbe assolutamente fuori dall’ordine naturale degli accadimenti umani (...)
 
Per la nota proprietà transitiva se ne deduce che i dominus del tempo, i segretari del PCI, Partito comunista italiano, poi DS. PD ecc. erano anche loro consapevoli dei denari, in miliardi delle vecchie lire, arrivati alla sede del partito in via delle Botteghe oscure, e quindi colpevoli ?