sabato 30 luglio 2011

Regione Lombardia

Il capo della segreteria si autosospende dopo l'indagine sulle mazzette. "Solo calunnie". 

Resta consigliere: 10mila euro al mese

 

 Doppio passo indietro per Filippo Penati. Dopo essersi autosospeso dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni indagato per corruzione e tangenti da 2 milioni di euro per l'ex area Falck ha comunicato al segretario del Pd Pier Luigi Bersani la propria autosospensione anche da ogni carica di partito. Penati, che era responsabile della segreteria politica di Bersani, sta anche meditando di trasformare l'autosospensione dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale in dimissioni. Penati resta invce ben saldo alla poltrona del consiglio regionale, al Pirellone. Quella che gli garantisce circa 10.500 euro lordi al mese, benefit esclusi. "Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti - ha affermato Penati -, ma faccio due passi indietro perché la mia vicenda non crei ulteriori problemi al partito". L'imbarazzo, tra i piani alti democratici, è tanto. Lo testimonia il silenzio ripetuto di Bersani e il fatto che solo Rosy Bindi, da quando è scoppiata l'inchiesta monzese, abbia avuto il coraggio di chiedere al leader del Pd lombardo un passo indietro.

Contrattacco - Con le mani libere, Penati ora si sente in condizione di attaccare: "Sono accusato - ha spiegato in una note - con una montagna di calunnie da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia. Non ho mai preso soldi da imprenditori e non sono mai stato tramite di finanziamenti illeciti ai partiti a cui sono stato iscritto. Ora il mio primo obiettivo è quello di recuperare la mia onorabilità, di restituire serenità alla mia famiglia e non voglio che la mia vicenda e la conseguente martellante campagna mediatica creino ulteriori problemi al mio partito". Le accuse nei confronti di Penati sono quelle di concussione, corruzione e finanziamento illecito.