venerdì 2 aprile 2010

Ecco un vero democratico con signora al seguito

Quello che vi propongo, ripreso da Dagospia, è il resoconto di quanto accaduto in un ristorante. L'autore è un vero democratico  di sinistra, D.O.C., (Di  Origine Comunista), il grande architetto Fuksas che spesso viene invitato dal giornalista Michele Santoro, anche lui democratico di sinistra D.O.C. 
In pratica il grande architetto da una lezione di educazione, di garantismo e di civiltà da portare ad esempio... negativo assoluto 
Un comportamento, quel del Fuksas e della moglie,  derivato dall'odio puro e semplice per il "nemico".

Peggio di una missione. Peggio di un terremoto. Una cena finita con piatti lanciati da un tavolo all'altro, con i bambini in lacrime e la gente che urla. Centro di Roma, domenica sera. Guido Bertolaso da una parte, ad assistere sbigottito alla rissa tra un omone che lo accusava di essere «un ladro», Massimiliano Fuksas, archistar, grande progettista, e altri clienti che lo difendevano, incassando insulti, spintoni e schiaffoni.


«Possibile che adesso non si è nemmeno liberi di commentare un fatto al proprio tavolo con degli amici?», sbotta seccata Doriana Mandrelli, moglie di Massimiliano, che era al tavolo con il marito e altre persone. Quello che loro hanno riferito agli amici, vorrebbe ridimensionare l'accaduto, ma chi c'era racconta ben altro.


Le nove di sera passate da poco. Nel ristorante che si affaccia sul vialone che parte da piazza Mazzini c'è il solito pienone della domenica sera: niente stelle Michelin, ma buona cucina di tradizione toscana, carne, paste, gente della Rai, attori, produttori, volti noti della politica e dello spettacolo.


Fuksas è già seduto quando entra Guido Bertolaso con un piccolo gruppo di persone. Viene riconosciuto e in sala corre un mormorio. Rotto dalla voce possente di Fuksas, fisico imperioso, testa pelata, Mascella volitiva, che sovrasta decisamente il tintinnio di piatti e bicchieri: «Dove deve sedere quel ladro, pezzo di m....».


Ed è l'inizio della fine. Il mormorio si alza di nuovo e di nuovo viene interrotto da un signore che si alza e lascia il tavolo con la moglie e due bambine. «Qui ci sono dei ragazzini, vogliamo moderare i termini. E quell'uomo non è un ladro. Non ti permettere di insultarlo».


Fuksas sa usare testa e mani, Roma attende la conclusione della «Nuvola», tempio alla genialità creativa e adeguato alle necessità di ospitare grandi eventi congressuali. Fuksas anche ora sa usare testa e mani e impugna una «formaggiera», si legge perfino nel verbale della polizia, e la tira contro il difensore del capo della Protezione Civile. Che nel frattempo era rimasto al suo tavolo, senza capire esattamente cosa stesse accadendo.


La formaggiera, nel frattempo, fa il suo percorso aereo di guerra, ma finisce in terra, senza colpire nessuno. Per fortuna. Perché a questo punto succede il vero parapiglia. Volano piatti, cadono sedie, la gente urla. Peggio di una rapina. C'è chi porta via i bambini. Chi li nasconde dietro un angolo. Chi scappa.


«Bertolaso, nel frattempo, si era tutto rannicchiato sotto il tavolo. Io non capisco come certa gente abbia ancora il coraggio per andare in giro...», racconta Doriana Mandrelli Fuksas. Secondo lei non sarebbe volata alcuna formaggiera, ma ci sarebbero state soltanto «due belle pizze», e non di quelle che si preparano nel forno, finite sulla faccia del difensore di Bertolaso.


Ed è proprio su quest'uomo che c'è ancora mistero. Secondo alcuni sarebbe un costruttore romano, secondo altri un commercialista. «Un bullo - secondo la Fuksas - che ha preso le difese di Bertolaso aggredendoci, proprio come un teppista, classico atteggiamento che dilaga nei talk show. Insomma è stata una provocazione e noi ci siamo difesi».


Pochi minuti dopo, il locale era diventato quasi deserto. Qualche sirena che annuncia l'arrivo della polizia, qualche testimonianza, molta riservatezza. Ieri, lunedì, giorno di riposo del ristorante, serrande abbassate. Guido Bertolaso fa sapere che non presenterà alcuna denuncia. Per lui, soltanto una serataccia da dimenticare.


Fonte: Dagospia del 30-03-2010


Per conoscere meglio questo signore, ecco un'altra perla su questo professionista chiaro esempio di educazione e democrazia, tratto da altro blog della rete.

 Il ministro della cultura popolare di Veltroni: Max Fuksas

 
Se Massimiliano Fuksas conosce l’architettura come la storia latina, meglio stare alla larga dai palazzi che ha costruito. Certo, confondere due autori antichi sarebbe una mancanza perdonabile. Se non fosse che è proprio Fuksas (nella foto) a considerare un ignobile somaro chi commetta quell’errore. Ad Annozero ha dato dell’ignorante a Silvio Berlusconi - e a chi lo ha votato - perché il Cavaliere ha attribuito a Cesare una certa citazione. «Era Cicerone, ragazzi, non Cesare, è una cosa gravissima!», ha urlato indignato l’architetto.
Ma ci tocca dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Fuksas del somaro. Perché la citazione era proprio dell’imperatore romano, come riportata da Plutarco nelle sue Vite parallele. Quindi, a meno che anche Plutarco non sia uno zoticone illetterato come gli elettori del Pdl o della Lega, Fuksas ha fatto una bella figuraccia. E meno male che non ha spiegato chi era Euclide, chissà cosa avrebbe detto. Euclide? Un bravo geometra straniero. Ma non lo conoscete? Siete proprio analfabeti. E non sapete neppure quando è stata inventata l’algebra? Che schifo. Lo ha chiesto ad Antonio Di Pietro, suo malcapitato vicino in studio, che non ha fiatato. Guarda che ignoranti che si è imbarcato Veltroni, avrà pensato, buoni solo a zappare la terra.
E pensare che Fuksas è stato fino all’altro ieri un testimonial di Rifondazione. Ma il proletariato non gli piace granché, lui frequenta solo chi ha letto Kant e Dostoevskij. Come Massimo D’Alema del resto, l’unico che ha capito il segreto per battere Berlusconi: basta eliminare il suffragio universale e far votare solo quelli che leggono libri e giornali. Facile no? Si capisce, non tutti i giornali, solo quelli intelligenti. Sì insomma, solo quelli che la pensano come lui. E dopo, un’altra piccola riforma: diritto di voto solo a chi ha una barca a vela e una casa a Capalbio. Quelle sì che sarebbero elezioni! Anche Fuksas ci farebbe la firma. Come disse Cicerone.

PAOLO BRACALINI