mercoledì 21 aprile 2010

Ma i radicali non erano diversi dagli altri? No, purtroppo!

Vi propongo du articoli sul comportamento della onorevole Emma Bonino, l'emula di Pannella, che andava sbandierando ai quattro venti di essere diversa dai soliti politici politicanti.

 E la Bonino non va più in Regione

 «Bisogna saper perdere» , cantava nel 1967 Shel Shapiro, il leader dei Rokes. Una regola di vita sacrosanta. Che dovrebbe valere non soltanto per gli spasimanti battuti dai rivali in amore, come in quel caso, ma anche per i politici in servizio permanente effettivo. Senza nessuna eccezione.
«Sono una che si occuperà del Lazio. Le nostre capacità di invenzione sono molte», aveva risposto Emma Bonino a chi dopo la sconfitta subita da Renata Polverini le chiedeva notizia sul suo prossimo futuro. Ma allo scomodo e piuttosto oscuro ruolo di esponente dell’opposizione nel consiglio regionale del Lazio la radicale protagonista di tante battaglie civili avrebbe ora preferito conservare lo scranno al Senato, dove ricopre l’incarico prestigioso di vicepresidente dell’assemblea. Una decisione fatta in perfetta coerenza con il suo movimento politico.
Due giorni fa il comitato nazionale dei radicali aveva addirittura diramato un comunicato ufficiale, annunciando di ritenere che «l’obiettivo del Lazio regione europea possa essere da Emma Bonino meglio assicurato mantenendo l’impegno istituzionale e nazionale di vicepresidente del Senato piuttosto che in consiglio regionale come consigliere di minoranza».
Una spiegazione abbastanza incomprensibile che aveva tutta l’aria, non ce ne voglia la senatrice del Pd, di precostituire un alibi per la sua scelta. Diciamo subito che ci sono illustri precedenti, tanto a destra quando a sinistra.
Al Comune di Milano, per esempio, ancora si ricordano le polemiche seguite alle dimissioni dell’ex prefetto Bruno Ferrante, sconfitto nel 2006 da Letizia Moratti nella corsa alla poltrona di primo cittadino, che qualche mese più tardi abbandonò il consiglio comunale avendo ottenuto dal governo di Romano Prodi l’incarico di alto commissario contro la corruzione nella pubblica amministrazione.
Per non parlare dei vari parlamentari che si sono presentati alle amministrative e poi, una volta perdute le elezioni, sono rimasti comodamente appesi al loro paracadute alla Camera o al Senato. Ma pochi, pochissimi sanno accettare la sconfitta...
di Sergio Rizzo, dal Corriere della Sera del 20/4/2010

Ma la giustificazione che, a loro modo danno i radicali, non regge affatto di fronte a questa seconda notizia: la Bonino al Senato della Repubblica risulta essere assente il 78% delle sedute! Evviva la diversità radicale.

Quando l'aula "sta stretta"

Quando ho telefonato a Gianluca Perricone preannunziando che avrei scritto due righe a proposito della scarsa frequentazione da parte di Antonio Di Pietro dell’Aula di Montecitorio, mi sono sentito ribattere che l'argomento non era originalissimo (vero, ne avevamo scritto un annetto fa) e che proprio il giorno precedente dello stesso argomento si era occupato Il Giornale (il Direttore di Giustizia Giusta legge una ventina di quotidiani al giorno). Diligentemente mi sono documentato: a dire il vero il quotidiano di Vittorio Feltri ha preso di mira la vicepresidente del Senato Emma Bonino che, stando a quel che riferisce Il Giornale, risulterebbe assente il 78% delle sedute di palazzo Madama (peggio di Bonino farebbe solo tale Taglione Antonio, con un ragguardevole 92%). Beh, sarò un ingenuo, ma non me lo sarei aspettato: Emma la stakanovista, la donna del fare, quella che quando prende un impegno ci si butta anima e core che fa? Diserta l'aula che peraltro (vice) presiede? Da non credere. E sarò doppiamente ingenuo perché mai nemmeno mi sarei aspettato di leggere che per oltre due sedute su tre (68%) risulta assente il segretario dei Pd, Pierluigi Bersani, l'emiliano laburista dell'Emilia laboriosa, lui che non fa altro che ripeterci che gli italiani hanno bisogno in primis di lavoro. Evidentemente Bersani si riferisce al lavoro altrui, non certo al proprio.
Ma le ingenuità finiscono qui perché con Tonino (Di Pietro, NdB) ero certo di andare sul sicuro. Già un anno fa i dati della Camera segnalavano il leader del partito con le ali (come l’assorbente) come uno dei meno assidui, per usare un eufemismo, dall’aula di Montecitorio. E secondo i dati risultanti a fine marzo 2010 l’ex PM si conferma con un ragguardevole 64,8% di assenze. 
Ma non solo: il gruppo Camera dell’IdV risulta il più assenteista (dopo il gruppo misto e quello dell’Udc), mentre il più assiduo risulta - udite udite - quello del PdL. Che dire: "gente troppo impegnata a farsi i ca...i suoi per stare alla Camera o al Senato. Infatti, sono sempre in televisione. Propongo, in coda alle trasmissioni a cui partecipano, di mettere i loro compensi (pubblici e privati) con il numero di presenze in aula". Il virgolettato è di Beppe Grillo.

di Alessio Di Carlo, da l'Opinione del 20/4/2010