giovedì 6 maggio 2010

Ecco il moralista dei moralisti italici

Il compassato e sempre ironico D'Alema perde la calma dopo il solito sermoncino sulla moralità Ma l'ex compagno D'Alema ha letto il libro scritto dal proprietario dei supermercati ESSELUNGA intitolato FALCE E CARRELLO? Ritengo di no, altrimenti starebbe zitto o non parlerebbe della moralità in politica. Se vuole può dare un'occhiata al libro, che trova recensito in questo blog.
Vi riporto l'articolo ed il video del Corriere della Sera su quanto successo a Ballarò, su RAI 3, nella puntata del 4/5/2010.   

D'Alema, lite in tv con "Il Giornale" su case e affitti

• da Corriere della Sera del 5 maggio 2010

di Angela Frenda

«Vada a farsi fottere... Lei è un bugiardo e un mascalzone. Pagato per fare il difensore d’ufficio del governo...». Alla fine, Massimo D’Alema è sbottato come mai aveva fatto in televisione. È accaduto ieri sera, nel corso della trasmissione tv Ballarò dedicata al caso Scajola. Al termine di uno scontro molto aspro, il presidente del Copasir ha apostrofato duramente Alessandro Sallusti, condirettore del Giornale. Tra i due è stato un crescendo da quando la discussione, partita dalle dimissioni del ministro allo Sviluppo economico, si è spostata sui presunti «favori» ai politici per acquisto di case e affitti agevolati. Sallusti, che in un primo tempo aveva accusato il direttore di Repubblica Ezio Mauro (che non era in studio) per l’acquisto di una casa, ha poi tirato in ballo lo stesso D’Alema: «Lei, onorevole, non ha alcun titolo per
venire qui a fare la predica ad altri sulle case. Le ricordo che è stato coinvolto in uno degli scandali più grossi degli ultimi tempi: Affittopoli». D’Alema sgrana gli occhi. Poi subito ribatte: «Ho pagato l’affitto delle mie case a prezzi di equo canone. E sono stato l’unico uomo politico coinvolto in quella storia ad aver lasciato l’appartamento».
A Sallusti questa spiegazione non basta. I toni si alzano. Il condirettore del Giornale torna all’attacco: «Lei pagava un affitto, le ricordo, che era un’offesa per gli operai che la votavano». Il presidente del Copasir è colpito da queste critiche. I tratti del volto si fanno tesi. Decide di non lasciar correre: «Sallusti, lei è un provocatore. Capisco che la paghino per fare questo servizio, ma si moderi». Sallusti invece si inalbera: «A me non mi paga nessuno». D’Alema, a questo punto ironico: «Ah no? Fa tutta questa scena gratis? Ma stia tranquillo, le daranno un premio. Magari le manderanno qualche signorina...». Il condirettore del Giornale non ci sta: «Le signorine le usavano i suoi uomini in Puglia per corrompere, caro presidente». D’Alema alza ancora di più il tono della voce e si fa rosso in volto: «No, no, le signorine andavano dal suo presidente dei Consiglio e datore di lavoro. Vada a farsi fottere, capito? Io stasera non la faccio più parlare».
Il clima rimane infuocato per alcuni minuti. Nessuno dei due smette di gridare, fino a quando il conduttore, Giovanni Floris, lancia un servizio sul dissenso dei «finiani» nel Pdl. Al ritorno in studio, le urla sono cessate. Ma poco dopo D’Alema ammette di essere rimasto «scosso» per l’attacco ricevuto. E chiarisce: «Mi è dispiaciuto essermi arrabbiato. Però va detto che sono stato l’unico politico che ha rinunciato alla casa. Solo perché pensavo che, essendo un uomo politico, dovevo farlo. Ai tempi ho ricevuto i complimenti del Giornale. Mi dispiace invece che stasera, per esigenze di copione, tutto questo sia stato cancellato e io venga considerato un immorale. Questo dimostra come il contenuto della politica rischia di essere la rissa».