giovedì 27 maggio 2010

Questo il risultato del referendum per l'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti!









Il Partito comunista italiano dovette vendere le Botteghe oscure perché i suoi debiti, causati dall'apparato elefantiaco, erano diventanti una somma impronunciabile: MILLE MILIARDI DI VECCHIE LIRE. 

Ma ormai non lo ricorda più nessuno.

La discesa in campo del miliardario Berlusconi non è neanche servita ad impedire che si facesse scempio della volontà popolare che, col referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, votato dagli italiani con una maggioranza alla "bulgara", volevano che i partiti vivessero con i soli introiti dei loro sostenitori e simpatizzanti. 
Come avviene nei paesi a democrazia realmente concreta e non astratta e parolaia come da noi
Adesso il PD, ex PCI, è in attivo di molte decine di milioni di euro, somma che sta provocando malumori con gli ex DC della Margherita.
Per non parlare dell'Italia dei valori dell'ex tutto Di Pietro, ormai ricco come un piccolo Creso.
Il tutto senza rendere conto a nessuno. 
Ma i partiti sono sempre più ricchi







di SERGIO RIZZO
 Se per dare un giudizio dell’affidabilità dell’Italia i mercati utilizzassero la dinamica del finanziamento pubblico ai partiti anziché quella degli stipendi del pubblico impiego, allora non avremmo davvero speranza. La speculazione ci avrebbe già fatti a pezzi prima della Spagna, del Portogallo, della Grecia e dell’Irlanda, ovvero i Paesi che ci precedono nella graduatoria della crescita delle retribuzioni pubbliche. Mentre fra il 1999 e il 2008 queste aumentavano in Italia, secondo l’Ocse, del 42,5%, gli incassi dei nostri partiti si moltiplicavano addirittura per undici: + 1.110%. Grazie a due colpi da maestro. Il primo nel 1999, quando i «rimborsi elettorali», la formula ipocrita con la quale si chiama adesso il vituperato finanziamento pubblico abrogato per finta dal referendum del 1993, furono portati in un sol colpo da 800 a 4 mila lire. II secondo nel 2002, quando si passò da 4 mila lire a 5 euro a legislatura (1 euro l’anno) per ogni italiano iscritto alle liste elettorali di Montecitorio: 5 euro per la Camera, 5 per il Senato, 5 per le europee e 5 per le regionali. Totale, 20 euro a cranio per ogni quinquennio, indipendentemente da quanti davvero vanno a votare. E siccome gli iscritti alle liste elettorali di Montecitorio sono 50 milioni tondi, la bolletta che gli italiani pagano ai partiti ha raggiunto la cifra stratosferica di un miliardo di euro per cinque anni: 200 milioni l’anno. Con l’aggiunta di un simpatico bonus, introdotto, anch’esso alla chetichella, nel 2006. Nel caso di fine anticipata della legislatura, infatti, i contributi elettorali continuano a correre. Per il triennio che si conclude nel 2011, quindi, razione doppia per Camera e Senato. E invece di 200 milioni, eccone 300. Almeno sulla carta, perché c’è stato un taglio di cassa del 10%. Che ha provocato (l’avreste detto?) anche qualche vergognoso mugugno. Per capire quanta ipocrisia abbiano messo nell’aver chiamato «rimborsi» questo fiume di denaro, basta leggere che cosa ha ripetutamente scritto la Corte dei conti nei suoi referti sulle spese elettorali, sottolineando come non esista alcuna relazione fra le somme spese per le campagne elettorali e quello che lo Stato dà ai partiti. Ma ben più eloquenti sono i numeri. Nel 1996 un partito come Forza Italia aveva speso per la campagna elettorale, considerando anche la Casa delle Libertà, 4 milioni 90.563 euro. Dieci anni più tardi, la spesa era arrivata a 62 milioni 490.854 euro: +1.427%. E i «rimborsi»? Da 14 milioni 707.526 a 128 milioni 42.335 euro: +770%. Se nel 1996 il partito di Silvio Berlusconi si era messo in tasca, puliti, lo milioni 616.963 euro, cioè la differenza fra la le spese e i «rimborsi», dieci anni dopo l’«utile» era salito a qualcosa come 65 milioni 551.481 euro. Due anni più tardi, nel 2008, con spese elettorali cresciute ancora del 10%, i rimborsi spettanti al Popolo della Libertà sono schizzati a 206 milioni 518.945 euro. Con un «utile» astronomico: 138 milioni 43.803 euro. Non che le cose siano andate peggio alla sinistra, nonostante l’ultima batosta elettorale. Secondo i dati pubblicati nel referto della Corte dei conti sulle politiche 2008, il Partito democratico di Walter Veltroni aveva investito in tutta la campagna elettorale 18 milioni 418.043 euro, meno di un terzo del Popolo della Libertà. Acquisendo però il diritto a incassare una somma dieci volte superiore a quella investita: 180 milioni 231.506 euro. Cifra che ha perciò garantito a sua volta al Pd un «utile» ancora maggiore di quello del partito di Berlusconi:161 milioni 813.463 euro. A conti fatti, le elezioni politiche del 2008 riverseranno nelle casse dei partiti introiti «puliti» per 367 milioni di euro. Ovvero la differenza fra 136 milioni di spese e 503 milioni di «rimborsi» per Camera e Senato, spalmati su cinque anni. Per ogni euro sborsato, dunque, ne sono tornati indietro quattro. Gli effetti di questo andazzo sono fin troppo facilmente intuibili. A cominciare dagli apparati di alcuni partiti, i quali hanno potuto evitare la pesante dieta dimagrante che si era profilata dopo il 1993. Per proseguire con l’abnorme incremento delle spese elettorali, che hanno raggiunto livelli senza precedenti. E finire con il risanamento di alcune difficili situazioni finanziarie. Se la pesante esposizione (si parla di 500 milioni di euro) di cui i Democratici di sinistra si erano fatti carico accollandosi i debiti dell’Unità si è ridotta a meno di un terzo, il merito è anche di quei generosissimi contributi. Che consentono oggi anche al Partito democratico, unica formazione politica ad avere un bilancio certificato, di chiudere i conti con un attivo di una quindicina di milioni. Per non parlare di altri «tesoretti» sulla cui destinazione si è discusso a lungo, ma senza costrutto: per esempio i «rimborsi» elettorali a cui hanno avuto diritto ancora sia i Ds sia la Margherita dopo la nascita del Pd. Certo, ci sono anche situazioni dove i soldi non bastano mai. Forza Italia, per esempio, era arrivata nel 2006 a essere esposta per 157 milioni di euro con le banche. Garantiti da una fidejussione personale del Cavaliere. Per avere un’idea di quanto pure la dimensione economica di quel partito fosse personale, si consideri che nei conti c’era anche un debito di 14 milioni e mezzo con la Dolcedrago, società del premier che controlla la Immobilare Idra, cassaforte nella quale sono custodite le ville di Arcore e Macherio, le proprietà sarde, la casa romana nella zona dell’Appia Antica dove abita Franco Zeffirelli, e altre ancora. Possiamo immaginare la sofferenza dei tesorieri se davvero la minaccia di Giulio Tremonti, di tagliare i «rimborsi» da 5 euro a 2 euro e 50 per ogni legislatura e per ogni tornata elettorale, dovesse andare in porto. Si consolino comunque: pure dimezzati, i finanziamenti pubblici sarebbero pur sempre ancora più alti di quelli che toccano ai partiti di altri Paesi europei. Come Francia e Spagna.

NdB: E quando mai Tremonti taglierà questo sperpero. Deve prima passare sul cadavere di Bossi.


Qui diseguito,  invece, due anticipazioni sul nuovo libro di Rizzo che tratta lo stesso argomento di questo post. 
Argomento che gli Italiani dimenticano sempre, e quindi pubblico in chiusura alcuni link per rinfrescare la memoria, considerato che si parla di migliaia di miliardi ben evidenziati in questo specchietto:



La Cricca. 
Perché la repubblica italiana è fondata sul conflitto d'interessi.
di Rizzo, Sergio

Perché in Italia, quando si nomina il conflitto d’interessi il pensiero corre subito a Silvio Berlusconi, al suo strapotere televisivo, alle leggi ad personam, ma il Cavaliere è solo l’ultimo erede di un sistema consolidato, che comprende tutti. Un’inchiesta senza peli sulla lingua nel paese dove il confine fra l’interesse di tutti e gli affari di pochi ormai non esiste più --- Lo scandalo che ha coinvolto i vertici della Protezione civile ha acceso i riflettori su un gruppo di affaristi, imprenditori, magistrati, funzionari e familiari di una compagnia male assortita, che gestiva appalti pubblici in un micidiale coacervo di conflitti d’interesse. Un intreccio sfrontato, portato avanti con la consapevolezza dell’impunità. I casi si sprecano: magistrati che si arricchiscono con gli arbitrati, rettori universitari che amministrano gli atenei come beni di famiglia, imprenditori finanziati da banche di cui sono azionisti, società di brokeraggio presiedute dai loro clienti, medici che diventano strumento per aumentare i profitti delle case farmaceutiche, deputati e senatori che piegano con destrezza le leggi ai loro disegni. Per farsi la pensione d’oro, sistemare una fabbrica, assumere qualche amico, basta un provvedimento ad hoc… Nella giungla di enti, ministeri, aziende statali e parastatali e ordini professionali si annida una classe dirigente abituata a usare il Paese per fare gli affari propri. 

La Cricca

Centotredici parlamentari con doppi, tripli e quadrupli
incarichi, un politico alla presidenza di una
banca che finanzia i suoi amici, funzionari pubblici e imprenditori
con mogli e figli soci in affari, l’assessore alla
sanità che vende apparecchiature mediche agli ospedali,
il capo di una compagnia statale che diventa presidente
della società privata di cui è cliente, avvocati di destra e
di sinistra che litigano in tribunale ma poi in parlamento
fanno le leggi insieme, il figlio del ministro che apre una
ditta nel settore controllato dal ministero di papà…

STIMA SPARTIZIONE RIMBORSI ELETTORALI PER I PROSSIMI 5 ANNI

Tenendo conto che nel 2009 vi sono state  le elezioni europee, nel 2010 quelle regionali e nel 2013 nuovamente le politiche [sempre escludendo altre elezioni anticipate], abbiamo cercato di stimare l’ammontare dei rimborsi elettorali che dovrebbero essere incassati dai partiti nei prossimi cinque anni. 

Spartizione rimborsi elettorali 2008-2013 dei partiti, quota per elezione:

PDL (Partito della Libertà) 745 milioni di euro; 

PD (Partito Democratico) 654 milioni di euro; 

Lega Nord 161 milioni di euro;

CASINI UDC 120 milioni di euro; 

DI PIETRO IDV 85 milioni di euro

MPA di R.Lombardo 16 milioni di euro;

RIFONDAZIONE Comunista: 13 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008! Quindi a che titolo prende il rimborso? E poi hanno il coraggio di parlare del conflitto d'interesse degli altri, Berlusconi in testa.

PDC: 4 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008!

VERDI: 4 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008!

LA DESTRA: 3 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008!

SOCIALISTI: 2,800 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008!

IN.DEMOCRATICA: 2 milioni di euro SENZA ESSERE RIUSCITO A PRENDERE IL QUORUM ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE DEL 2008! _________________________________________ 
Totale:  1 miliardo 809,   800 

Partito rimborsi elettorali quota x elezioni sottopolitica altro in milioni di euro:

PDL (Partito della Libertà) 745-- 298-- 240-- 207

PD (Partito Democratico) 654 - 261 - 210 - 183

Lega Nord 161 - 64 - 58 - 40

CASINI UDC 120 - 48 - 40 - 32

DI PIETRO IDV 85 - 34 - 30 - 21

MPA di R.Lombardo 16 - 6 - 6 - 4

RIFONDAZIONE 13 - 5 - 6 - 2

PDC 4 - 2 - 1 - 1

VERDI 4 - 2 - 1 - 1

LA DESTRA 3 2 0,5 0,5

SOCIALISTI 2,800 2 0,4 0,4

IN.DEMOCRATICA 2 - 2 - * - *

Da quest'ultima tabella risulta che i rimborsi elettorali vengono impiegati dai partiti solo per il 40 per cento per far fronte a spese elettorali effettive. Il resto viene spartito equamente tra costi della sottopolitica ed altro. Peraltro il finanziamento della campagna elettorale non è limitato allo stretto periodo previsto per le elezioni, ma a tutto l’arco dei cinque anni, e non è sottoposto a controlli sulle effettive uscite.
Si tratta quindi di un comportamento in stridente contrasto con la volontà popolare che si è espressa con il referendum, un persistente inganno della buona fede degli elettori,un escamotage per autoalimentarsi come struttura burocratica di potere e clientelismo.
Non bisogna dimenticare che si tratta del denaro diretto che loro signori prendono con la legge che si sono fatti su misura, "adeguandola al costo della vita" più volte nel corso degli ultimi dieci anni. A tutto questo mare di denaro pubblico va aggiunto tutto l'altro fiume carsico di euro che prendono indirettamente: finanziamento ai giornali di partito, alle televisioni e radio di partito, auto blu, scorte inutili e prebende varie. 

[FONTE] Aprile 2008

Altri link utili alla memoria: