giovedì 27 maggio 2010

Signori parlamentari, ma quanto ci costate!
di Sandro Orlando

Al voto per l'approvazione dell'ultima Finanziaria non c'era, a quello sullo scudo fiscale neanche, e nemmeno durante il dibattito sulla proroga delle missioni internazionali o l'esame della legge sul terremoto in Abruzzo s’è fatto vedere. Per non parlare della legge sul reato di clandestinità o la riforma del federalismo fiscale: di Antonio Gaglione non c’è stata quasi mai traccia in aula, negli ultimi due anni.
Tant'è che del parlamentare pugliese, già sottosegretario alla Sanità dell'ultimo governo Prodi, cardiologo e docente universitario con la passione per gli abiti da sera e i papillon, eletto con il Pd e poi espulso a causa del suo record di assenze, gli archivi della Camera ricordano poche iniziative: otto disegni di legge come cofirmatario, di cui uno «per la promozione e la diffusione della cultura scientifica dell'area umanistica», e quattro mozioni di cui una sui lavori usuranti.
E si perché in questa prima metà di legislatura l’onorevole taglione si è distinto per aver marinato il 93 per cento delle sedute. Su quasi 6 mila votazioni in aula lui è risultato esserci in poco più di 400. E tenuto conto che tra indennità parlamentare, diaria e rimborsi vari, spese di trasporto e telefono, contributi sanitari, assegni di fine mandato e vitalizi, un deputato costa allo Stato quasi 22 mila euro lordi al mese, ovvero all'incirca 260 mila euro l'anno, ogni volta che il professor Gaglione si è sottoposto alla «violenza» di una sua presenza a Montecitorio pigiando un pulsante per qualche secondo, questo è costato ai contribuenti italiani la bellezza di 1.173 euro.
Non è stato molto più diligente Niccolò Ghedini, l'avvocato del premier che in due anni ha mancato quasi tre appuntamenti parlamentari su quattro, senza rinunciare però mai alla partecipazione a una puntata di Annozero, segnalandosi per una manciata di disegni legge, mozioni ed emendamenti, tra cui un progetto per la valorizzazione della Reggia di Caserta e uno per il recupero del monastero di San Giovanni Battista sul Monte Venda (Padova).
Alle spalle di Ghedini, in questa classifica dell'assenteismo che il settimanale Oggi ha realizzato incrociando i dati delle votazioni in aula con quelli delle retribuzioni parlamentari, troviamo un altro deputato pugliese, l'on. Antonio Tanoni del PdL, che tra le (rare) iniziative di cui può andare fiero, vanta un'interpellanza per il finanziamento del programma nazionale per le ricerche in Antardide. Più internazionale invece l'interesse dell’on. Mirko Tremaglia, che nelle sue episodiche apparizioni a Montecitorio si è distinto come co-firmatario di una mozione in favore del Congo e di un'altra per la ricostruzione in Afghanistan.
Nonostante si veda raramente (27 per cento scarso di presenze), l'editore (Libero, Il Riformista) e imprenditore della sanità privata Antonio Angelucci, sempre del PdL, si è messo in luce per la sua attività parlamentare con più di una quarantina tra disegni di legge, mozioni e interpellanze, tra cui anche una proposta per l'istituzione dell'albo professionale delle estetiste, gli «onicotecnici» e i tecnici dell'abbronzatura artificiale. Il presidente della Camera Gianfranco Fini lamenta il fatto che i suoi colleghi lavorano poco (la media è di 16 ore a settimana per i deputati e 7 per i senatori). Ma alla fine quello che conta è il risultato dell'attività legislativa. Ed è proprio questo il dramma.
• da Oggi del 26 maggio 2010