martedì 11 maggio 2010

Siamo un popolo dismemorati? Sembra proprio di sì.

Navigando in rete ho trovato questo ottimo spunto di Mattia Feltri, che ho trovato su Dagospia, per farci ritornare la memoria sul tema d'attualità: le case dei politici.

 
ERA L’88 E SALTÒ FUORI CHE LA CASTA AVEVA LOTTIZZATO IL PATRIMONIO IMMOBILIARE: AI COMUNISTI I PALAZZI INPS, AI DEMOCRISTIANI I PALAZZI INPDAI, E IL TRILOCALE ALL’AMANTE E IL BILOCALE AL FIGLIOLO - AFFITTOPOLI: EQUO CANONE PER VELTRONI E D’ALEMA, MASTELLA E DE MITA (S’ERA PRESO 400 METRI (PIÙ CINQUECENTO DI TERRAZZA) - TERRAZZATISSIMI: DA FARE INVIDIA GLI APPARTAMENTI DI FRANCO MARINI E PIERFURBY CASINI.
SVENDOPOLI: NICOLA MANCINO AVEVA ACQUISTATO AL PREZZO DI UN MILIARDO E 550 MILIONI DI LIRE (CIRCA 800 MILA EURO) DIECI VANI PIÙ SOFFITTA AUTONOMA IN CORSO RINASCIMENTO, LA VIA DEL SENATO. MASTELLA, COL SOLITO SPIRITO PRAGMATICO, RASTRELLÒ SEI APPARTAMENTI DESTINATI A FIGLI, SEDI DI PARTITO E REDAZIONI DI GIORNALE - SCAJOLA, NELLA DENUNCIA DEI REDDITI 2007, AVEVA ELENCATO 11 IMMOBILI DI PROPRIETÀ -
Mattia Feltri per "la Stampa"


Attico e superattico, luminosissimo e terrazzatissimo, zona Fontana di Trevi, equo canone,  
ma almeno Ciriaco De Mita teorizzava il diritto al privilegio per le classi dirigenti. Era l'88 e le cronache si adeguavano: un po' divertite e appena appena scandalizzate. Il capo democristiano si era preso quattrocento metri (più cinquecento di terrazza) e si giocava a indovinare la data dell'inaugurazione, e che cosa avrebbe indossato la figlia Antonia, tutto lì. Saltò fuori che la casta aveva lottizzato il patrimonio immobiliare: ai comunisti i palazzi Inps, ai democristiani i palazzi Inpdai, e il trilocale all'amante e il bilocale al figliolo.
Siccome forse il potere logora, ma il podere no, non c'era capocorrente che fosse stato privato della vantaggiosa locazione in centro storico: Nilde Jotti, Giuliano Amato, Giorgio La Malfa, il giovane Rutelli eccetera eccetera. Paolo Cirino Pomicino, in anni di Prima Repubblica, accolse i fotografi a casa, sempre attico e superattico, sempre luminosissimo e terrazzatissimo, kitch e sbalorditivo, stavolta affacciato su Posillipo e di proprietà, per offrire alla vista degli elettori un commensurabile esempio delle sue vette di gloria.


Dunque, siccome il peso di un uomo si calcola in metri quadrati e accatastamento, e da prima della domus aurea, l'immediata preoccupazione del leader è procurarsi un domicilio all'altezza, in ogni modo: in ossequio alle regole o con la truffa. Sulle modalità d'acquisto del ministro Claudio Scajola - appartamento con vista sul Colosseo - si stabilirà.
Ma come dimenticare che il medesimo Scajola, nel 2007, in denuncia dei redditi aveva elencato undici immobili di proprietà? Il rischio, poi, è di essere impiccati alla medesima causa per cui si era ammirati: la reggia. Trasecolava, Claudio Martelli, quando da un giorno con l'altro la villa sull'Appia antica era diventata da simbolo di grandeur a simbolo di taccheggio. Era il terribile 1993, ma le cose non sembrano cambiare.
Gira e rigira salta fuori uno scandalo, e gira e rigira si va a parare sul domicilio. Affittopoli, anno 1996, fu la madre di tutte le spiate. Ci rimediarono la figuraccia soprattutto i giovanotti emergenti della sinistra post Mani pulite, Massimo D'Alema e Walter Veltroni, il primo alloggiato a Trastevere, il secondo a piazza Fiume, e anche lì, come nel caso De Mita, a equo canone da enti pubblici.
Ma, appunto, mentre De Mita credeva nella rettitudine della franchigia, gli statisti della moralizzazione non potevano permettersi una macchia così disonorevole: D'Alema traslocò, Veltroni chiese un adeguamento della pigione. I giornali si esercitavano su un nuovo tema: Affittopoli è di destra o di sinistra? La contabilità diceva che quelli di sinistra presi col quartierino semiregalato erano quindici contro nove di destra.
E quelli di destra non battevano ciglio: «Il nostro elettorato capisce», disse Clemente Mastella a sua giustificazione. E insomma, quelli di sinistra erano di più ma quelli di destra erano senza vergogna, e ognuno ne trasse considerazioni filosofiche: quanto era attuale la lezione di Norberto Bobbio sul (tradito) egualitarismo di sinistra e il (praticato) inegualitarismo di destra?
Poi sono trascorsi gli anni e Affittopoli trasfigurò in Svendopoli: le medesima residenze, occupate ad affitti di favore, a prezzi di favore erano state vendute. E agli stessi illustri inquilini. Di nuovo si rosicò a vedere sui giornali - nel frattempo approdati a una minuziosa stampa a colori - le foto degli attici e superattici, luminosissimi e terrazzatissimi, dei vari Franco Marini e Pierferdinando Casini, in una mutualità della protervia che intanto aveva abbattuto i muri dell'arco costituzionale: ebbe un tetto anche Gianni Alemanno.
Tanto per intenderci sull'investimento: Nicola Mancino aveva acquistato al prezzo di un miliardo e 550 milioni di lire (circa 800 mila euro) dieci vani più soffitta autonoma in Corso Rinascimento, la via del Senato. Mastella, col solito spirito pragmatico, rastrellò sei appartamenti destinati a figli, sedi di partito e redazioni di giornale.
E sarebbe forse giusto, in periodo di riabilitazioni, applicarsi al caso del socialista Gianni De Michelis il quale, negli swinging Ottanta, abitava in una stanza dell'Hotel Plaza, in via del Corso, a sei milioni di lire al mese. Visto oggi, un atto di sobrietà.
F. Bertinotti e Signora




N. Jotti e Napolitano

 V,.Visco C. Martelli